In un breve trafiletto (*) apparso su CR lo scorso 30 novembre il prof. Roberto de Mattei ha nuovamente riassunto la (sua) posizione – che definirei “UNA CUM” JM Bergoglio – sulla legittimita’ canonica dell’elezione dello stesso JM Bergoglio. Il pretesto e’ stato quello di una sua risposta al giornalista Andrea Cionci. Ma in realta’:
– ha attaccato e criticato Benedetto XVI, affermando:
“L’abdicazione di Benedetto XVI e il modo con cui essa è avvenuta sono considerati da molti studiosi e anche da eminenti membri del Sacro Collegio come un grave errore”
– ha tentato di dimostrare la legittimita’ canonica dell’elezione di JM Bergoglio sulla base del “carattere visibile” della Chiesa Cattolica, affermando:
“Se la Chiesa cattolica non fosse visibile, non potrebbe essere riconosciuta ed essa può e deve essere riconosciuta da ogni uomo sulla terra proprio per le proprietà visibili che la caratterizzano. Questa visibilità è data innanzitutto dalla successione apostolica, un carattere che si trova solo nella Chiesa cattolica romana. Chi proclama l’interruzione della successione apostolica si situa nel solco delle innumerevoli conventicole eretiche di cui sant’Alfonso Maria de’ Liguori ha fatto un esauriente e sempre attuale compendio (Storia delle eresie colle loro confutazioni, Sant’Alfonso Maria De’ Liguori, Phronesis Eds., Palermo 2022).”
Esaminiamo brevemente le sue argomentazioni.
LA CRITICA/INSULTO A BENEDETTO XVI E LA QUESTIONE DELLA LEGITTIMITA
Come sappiamo il carattere distintivo dei UNA CUM Bergogliani e’ proprio la critica/insulto contro Benedetto XVI che secondo loro sarebbe “la causa di tutti i mali” della Chiesa attuale. Vedasi al riguardo (2 e riferimenti ivi contenuti; in particolare 3 e 4).
Il suo errore, secondo gli UNA CUM, consisterebbe principalmente nella sua rinuncia al papato, rinuncia effettuata tramite la famosa Declaratio dell’11 febbraio 2013 da parte di Benedetto XVI. Declaratio che, peraltro, gli UNA CUM considerano canonica e quindi efficace al fine della sua rinuncia al papato. In sostanza, secondo loro, con la sua rinuncia di Benedetto XVI avrebbe dato luogo alla successiva (regolare) elezione di Bergoglio a Sommo Pontefice e al conseguente avvento della apostasia nella Chiesa!
Si tratta di una tesi logicamente (ovvero razionalmente) assurda [ma anche intrinsecamente assurda (**)]. Come ben sappiamo, infatti, Benedetto XVI con la sua Declaratio non ha affatto rinunciato al “Munus Petrinus” avendone conservato le due funzioni “Patendi” e “Orandi” (6). Questa evidenza essenziale emerge dalla stessa Declaratio (***) ed e’ confermata anche in (7) da parte di Mons. G.Gaenswein quando parla di “papato allargato”, e afferma: “Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino” [NDR: in cui cioe’ Benedetto XVI continua ad essere partecipe del “Munus Petrinus”].
Peraltro, contrariamente a quanto impropriamente affermato da suoi critici (UNA CUM o meno), Benedetto XVI non ha commesso alcun errore relativo alle norme canoniche vigenti.
Infatti la stessa Declaratio e’ perfettamente regolare in quanto rientrava nei suoi poteri papali la decisione di trattenere lo stesso “Munus Petrinus”. Il fondamento teologico giuridico è fornito dalla plenitudo potestatis sancita dal can. 331 come dimostrato da Don Stefano Violi gia’ nel 2013 (5) (vedasi anche discussione estesa in (6)). Ne consegue quindi necessariamente che:
1) Benedetto XVI non ha rinunciato al Munus Petrinus secondo il dettato del can. 332 § 2, e quindi non ha affatto rinunciato al papato;
2) il successivo conclave e l’elezione di JM Bergoglio non sono quindi canonicamente regolari;
3) JM Bergoglio non e’ pertanto papa ma anti-papa.
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