Un testamento e’ sempre un documento rivelatore di una persona se scritto in prossimita’ della morte, in quanto puo’ portare informazioni sulle ultime preoccupazioni che hanno occupato la sua mente.
Uno spererebbe infatti di trovare elementi chiarificatori sull’enigma rappresentato dalla Declatio di Benedetto XVI, testo reso noto da lui stesso nella suo scrittura originale in latino l’11 febbraio 2013. Elementi, si badi bene, che possano spiegare – una volta per tutte – le vere intenzioni alla base della stessa Declaratio.
Ma evidentemente ancora una volta questa speranza deve andare delusa. Non e’ questo, infatti, il caso del testamento di Joseph Ratzinger. Infatti, anche se scritto gia’ nella sua capacita di Papa Benedetto XVI il 29 agosto 2006 (presumibilmente a Castel Gandolfo), il testamento non affronta affatto il tema – per noi cruciale – delle sue possibili dimissioni.
Ma e’ proprio veramente cosi?
Esaminiamo gli argomenti trattati nel testamento (v.Appendice):
Benedetto XVI esordisce ringraziando Dio per averlo guidato lungo tutta la sua vita “anche [nei] tratti bui e faticosi [del suo] cammino”.
Quindi ringrazia
- i suoi genitori per la fede trasmessagli, particolarmente “la lucida fede [del] padre …… come segnavia… sempre salda in mezzo a tutte le … acquisizioni scientifiche”, “la profonda devozione e la grande bontà [della] madre”
- la sorella che lo ha “assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura”
- il fratello per “la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore” e per avergli “spianato il cammino” con il suo “continuo precederlo e accompagnarlo”
- i suoi collaboratori in tutte le tappe del suo cammino, nonche’ per i maestri e gli allievi avuti.
- la sua patria nelle Prealpi bavaresi
- la sua seconda patria l’Italia e Roma
- la gente della sua Patria (la Baviera) per “la bellezza della fede.”
- affinché la Baviera resti una terra di fede.
- Dio per tutto il bello “che ha potuto sperimentare in tutte le tappe del [suo] cammino, specialmente a Roma e in Italia che è diventata la [sua] seconda patria.”
Poi esorta tutti i fedeli affidati a lui affidati:
- di rimanete saldi nella fede e a non lasciarsi confondere.
- di rifuggire le interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza.
- a comprendere tramite il dialogo della fede con le scienze naturali “il limite della portata delle affermazioni [della fede], e dunque la sua specificità.”
Come si vede insistente e’ l’esortazione a
“rimanete saldi nella fede e a non lasciarsi confondere.”
Questa e’ dunque la strada tracciata per il nostro futuro! Si tratta quindi di seguire la via indicataci da Benedetto XVI, ovvero quella della fedelta’ al Depositum Fidei, attenti a non farsi ingannare dai falsi maestri, dai falsi profeti e dalla falsa chiesa relativista, e quindi apostatica e satanica, che ha ora preso posto in Vaticano!
Si tratta, quindi, come ben si comprende, di una via ben diversa da quella dei cosiddetti UNA CUM Bergoglio i quali, pur ammettendo l’eresia dello stesso Bergoglio (1), celebrano le sante messe UNA CUM Bergoglio, con cio’
– accreditandolo come sommo pontefice
– avvallando, e rendendosi cosi’ corresponsabili, tutte le sue incredibili eresie e blasfemie.
COMMENTO
E’ vero che nel suo testamento (del 2006) Benedetto XVI dichiara che passati pronunciamenti (apparenti) della scienza contrari alla fede si sono poi dimostrati errati. Ma questi errori sono tipici della scienza ed anche della filosofia umane. Le quali (scienza e filosofia) fortunatamente evolvono. Così ora noi sappiamo con certezza – senza bisogno di diventare tutti, fisici teorici o filosofi della scienza – che la filosofia dell’illuminismo, teorizzata da Immanuel Kant nella sua “Critica della ragion pura” [ved. (2) e riferimenti citati], e’ semplicemente, definitivamente, e anche ingenuamente, falsa!
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(1) REFUTAZIONE RAZIONALE DEGLI UNA CUM, Max 5 Settembre 2022, https://www.revelationvirgo.org/2022/09/05/refutazione-razionale-degli-una-cum/
(2) L’ERRORE CRUCIALE DEGLI ATEI, Max 31 Dicembre 2022, https://www.revelationvirgo.org/2022/12/31/lerrore-cruciale-degli-atei/
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APPENDICE: “Il mio testamento spirituale” di Benedetto XVI (6 agosto 2006)
Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene.
Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda
devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta.
Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente
della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria.
A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono.
Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo.
Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera.
Benedictus PP XVI, 6 agosto 2006.