Proseguiamo l’analisi sul Primo Articolo sulla Declaratio dovuto a Don Stefano Violi “La rinuncia di Benedetto XVI. Tra storia, diritto e coscienza“, dalla “Rivista Teologica di Lugano” XVIII, 2 / 2013.
La Parte #1 dell’analisi e’ contenuta in (1).
COMMENTO PARTE #2
Nella Parte #1 si e’ visto che la Declaratio non puo’ avere valore di rinuncia al papato da parte di Benedetto XVI. Resta quindi da capirne il suo vero significato, cio’ in quanto si tratta certamente di un atto guidato dalla Provvidenza divina!
LE TESI CHE CI PONIAMO DI ESAMINARE SONO LE SEGUENTI.
1 – LA PRIMA TESI: INVALIDITA’ DELLE DIMISSIONI DI BENEDETTO XVI (2013)
Molti sono stati dal 2013 ad esprimere dubbi sulla validita’ delle dimissioni di Benedetto XVI, tra questi diversi religiosi (2). Quali le motivazioni? Oltre a quelle citate nella Parte I (1), da aggiungere (a titolo di elenco parziale):
1) l’ipotesi che volesse ritagliarsi un ruolo attivo di “Papa ombra” “nel recinto di Pietro”
2) l’ipotesi che la sua rinuncia non sia stata davvero libera e dunque valida. Da notare che questo include due possibili sottocasi che vanno dal possibile
2a) ricatto morale esplicito e/o la minaccia personale da parte di personaggi interni alla gerarchia ecclesiastica, ovvero lo stato di minaccia/guerra economico/finanziaria attuata contro il Vaticano;
2b) ovvero, in forma piu’ blanda, dal possibile forte condizionamento personale/morale a una pressione economico/finanziaria esercitata nel tempo nei confronti del Vaticano, proprio al fine di indurlo alle dimissioni.
Da notare che la seconda possibilita’ (2b) realizzerebbe una condizione di semplice (forte) condizionamento psicologico e non una vera e propria minaccia o ricatto come nel precedente caso 2a).
Una risposta, almeno parziale a queste obbiezioni, da parte di Benedetto XVI era da attendersi. Al punto che il 27 febbraio 2014 su “La Stampa”, rispondendo ad una lettera inviatagli dal giornalista Andrea Tornielli (*) il 16/02/2014, Benedetto XVI ha ritenuto opportuno affermare quanto segue.
LA DICHIARAZIONE DI BENEDETTO XVI DEL 2014
«Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino» e le «speculazioni» in proposito sono «semplicemente assurde». Benedetto XVI non è stato costretto a dimettersi, non l’ha fatto a seguito di pressioni o complotti: la sua rinuncia è valida e oggi nella Chiesa non esiste alcuna «diarchia», nessun doppio governo. C’è un Papa regnante nel pieno delle sue funzioni, Francesco, e un emerito che ha come «unico e ultimo scopo» delle sue giornate quello di pregare per il suo successore.”
Da notare al riguardo che sulla questione delle possibili dimissioni Benedetto XVI si era gia’ pronunciato in precedenza, nel 2010, affermando che considerava non solo come possibilita’ ma addirittura come dovere morale le dimissioni nel caso specifico in cui: «…un Papa si [renda] conto con chiarezza che non è più capace, fisicamente, psicologicamente e spiritualmente, di assolvere ai doveri del suo ufficio, allora ha il diritto e, in alcune circostanze, anche l’obbligo, di dimettersi». (Ved. al riguardo il libro-intervista di Peter Seewald con Benedetto XVI «Luce del mondo», 2010):
Tuttavia la dichiarazione di PPPBXVI del 2014 non risponde a due possibili obbiezioni:
A) LA PRIMA:
riguarda la questione del possibile influsso e forte condizionamento psicologico sul Benedetto XVI. Questo puo’ averlo effettivamente indotto, senza che lui stesso se ne renda conto e/o voglia ammetterlo, alle dimissioni. Quindi l’attuazione del punto 2b) resta una possibilita’ realistica.
B) LA SECONDA:
altro elemento cruciale da considerare riguarda la nota la convinzione personale (**) di Benedetto XVI sul significato del Munus Petrinus (gia’ discussa nella Parte I). Cio attiene al suo carattere asseritamente eterno, ovvero l’impossibilita’ (secondo Benedetto XVI) di separarsi dallo stesso Munus a causa del suo carattere morale (a causa della responsabilita’ del Vicario di Cristo Verso Gesu’ Cristo stesso e verso il suo corpo mistico, la Chiesa).
2 – LA SECONDA TESI: LE DIMISSIONI MAI DATE (2017,(2))
E’ la tesi illustrata nel libro “Il vero papa è ancora Benedetto XVI”, Autore Carlo Maria Pace (2017).
Nel testo di Carlo Maria Pace (2017) e’ presentata la tesi secondo la quale le dimissioni di PPBXVI sarebbero invalide in quanto sarebbero diventare effettive solo con un apposito suo atto di dimissioni effettuato alla data e all’ora preannunciate per il termine (28 febbraio 2013 alle ore 20.00). In altre parole la Declaratio letta da PPBXVI il 11 febbraio 2013 sulle sue dimissioni non puo’ essere che interpretata che come un mero annuncio da parte sua di avere l’intenzione di dimettesi alle ore 20.00 del 28 febbraio 2013.
3 – LA TERZA TESI: IL “PIANO B” DI PAPA BENEDETTO XVI (2021, (4))
La tesi è stata proposta dall’avvocatessa Estefania Acosta e sviluppata da Andrea Cionci e da altri autorevoli giornalisti, giuristi, teologi, ecclesiastici (molti dei quali hanno pagato duramente il prezzo delle loro posizioni (2)), è scioccante: papa Ratzinger avrebbe VOLUTAMENTE predisposto dimissioni del tutto invalide per lasciare campo libero ai suoi avversari, far nominare un antipapa e far sì che nel tempo si scoprisse la verità circa gli obiettivi anticristici della “deep Church” (***) e circa il fatto che lui sia ancora l’unico papa. Questo porterebbe a un annullamento definitivo della “falsa Chiesa”, con una grande purificazione dall’eresia e dalla corruzione, aprendo una nuova epoca di rinnovamento cristiano.
La tesi del Piano B e’ che Benedetto XVI abbia concepito lui stesso un piano “piano d’inganno”, con “falso bersaglio” e “finta ritirata” al fine di realizzare simultaneamente i seguenti obbiettivi:
A) realizzare le sue finte dimissioni, mediante una Declaratio artefatta, con la quale dichiara di cedere il Ministerium (ovvero l’Officium) ma non il Munus;
B) spingere la massoneria vaticana all’errore, procedendo alla indizione di un concistoro invalido (in quanto invalidamente convocato);
Tutto cio’ al fine di:
C) costringere l’invalido concistoro così convocato ad eleggere, nella persona di JM. Bergoglio (gia’ notoriamente auto-scomunicato per eresia), un vescovo di Roma necessariamente anti-papa, in quanto privo del Munus Petrinus e quindi dell’assistenza dello Spirito Santo;
D) costringere l’intera gerarchia ecclesiastica e tutti i fedeli a pronunciarsi a favore o contro JM Bergoglio
E) costringere l’intera gerarchia ecclesiastica e tutti i fedeli a pronunciarsi a favore o contro la sua persona di vero papa regnante, Benedetto XVI
4 – LA QUARTA TESI: LA MISSIONE SACRA DI BENEDETTO XVI COME VITTIMA DELLA CHIESA (2021,(6))
Esistono ulteriori possibili alternative capaci di riconciliare l’interpretazione provvidenziale degli eventi, ovvero che siano consistenti con le profezie e tutti gli elementi di prova gia’ esistenti (in particolare, l’invalidita’ della Declaratio al fine della nomina di un nuovo papa)?
Un’altra possibile idea e’ che Benedetto XVI abbia deciso di conservare il Munus al fine di potersi offrire – appunto nella sua qualita’ di Vicario di Cristo – di fronte a Dio come “vittima della Chiesa“. Si tratterebbe quindi di una missione sacra, in risposta alla richiesta esplicita formulata da Gesu’ Cristo in persona tramite la veggente Sr. Maria Natalia Magdolna (5).
Come si realizza dunque “la missione sacra di vittima della Chiesa“? (6)
Gesu’ stesso (nella sua rivelazione a Sr. Magdolna) spiega di cosa si tratta: e’ un rito di espiazione fatto per la salvezza della Chiesa, espiazione che deve essere necessariamente realizzata da persone consacrate le quali si dedichino alla preghiera continua. Qual’e’ dunque migliore condizione per realizzare questa espiazione tramite la preghiera continua se non quella in cui la persona consacrata coincide proprio con il Vicario di Cristo? Questa missione sacra potrebbe essere, dunque, la motivazione principale alla base della scelta di Benedetto XVI, ovvero quella di conservare il Munus Petrinus!
Al riguardo, occorre osservare che la scelta di dedicarsi alla preghiera (e sembra implicito trattarsi proprio della preghiera continua) e’ proprio quanto Benedetto XVI ha espresso nella sua Declaratio, e ha ripetuto successivamente in tutte le occasioni.
La questione irrisolta e’ se Benedetto XVI abbia voluto con cio’ anche rendere impossibile la nomina di un valido suo successore. e quindi realizzare anche gli obbiettivi indicati nella Terza Tesi (“Il piano B” sopraindicato).
Questa eventualita’ non e’ necessariamente vera. Benedetto XVI potrebbe infatti aver operato la sua scelta semplicemente per ispirazione della Provvidenza Divina, senza avere consapevolezza di possibili altre finalita’ dovute all’imperscrutabile Sapienza Divina. In altre parole, Benedetto XVI potrebbe – ipoteticamente – aver scritto la sua Declaratio senza rendersi conto che avrebbe potuto dar luogo agli eventi prefigurati nel “Piano B”!
_________________________