https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2022/02/08/0092/00182.html#ing
LA QUESTIONE DELLA AUTENTICITA’
La recente lettera pubblica (*), qui sotto riportata, e’ importante in quanto in essa Benedetto XVI afferma testualmente di essere:
“particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera di Papa Francesco“.
Vogliamo esaminare le possibili interpretazioni del significato della frase. Va aggiunto, peraltro, al riguardo che nella stessa lettera si cita l’intervento di un “piccolo gruppo di amici“ che ha redatto il “la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco“, e presumibilmente – almeno in parte – anche la stessa lettera.
QUINDI esiste la possibilita’ concreta e reale che anche la frase in questione non sia di proprio pugno di PPBXVI!
Si presentano quindi due possibilita’ riguardo alla frase cruciale sopracitata, ovvero che :
a) la frase sia autentica, ovvero formulata (e/o scritta) intenzionalmente da parte di PPBXVI.
b) la frase non sia autentica, ma dovuta anch’essa al sunnominato “piccolo gruppo di amici“;
Osserviamo preliminarmente che, al contrario di quanto affermato da un giornalista (1), la questione cruciale non consiste nel decidere se la frase abbia carattere/significato puramente privato o meno (il che non potrebbe essere visto il carattere manifestamente pubblico della stessa lettera!), ma se la stessa frase sia vera (ovvero autentica) o falsa (ovvero non autentica)! Se vera, infatti, la frase implicherebbe necessariamente che PPBXVI consideri Bergoglio: 1) come papa validamente eletto ed altresi’ 2) come papa tuttora regolarmente in carica!
Ipotesi ragionevole e’ la b), ovvero la seconda (infatti Gaenswein menziona altrove l’esistenza di una lettera di appoggio di Bergoglio diretta a Benedetto XVI). Ma e’, ovviamente, la prima possibilita’ (ovvero la a)) che va studiata in dettaglio.
Ma questa affermazione, a prescindere dal considerare o meno valida la Declaratio di Benedetto XVI dell’11 febbraio 2013, e’ a prima vista soprendente!
Cio’ perche’ contrasta con:
1) l’evidenza, razionalmente incontestabile, delle molteplici eresie di JM Bergoglio, ciascuna delle quali lo fa di fatto decadere automaticamente dal soglio pontificio e dalla sua carica di papa (1).
2) la questione della possibile illegittimita’ dell’elezione di Bergoglio a causa di una sua precedente scomunica “Latae Sententiae” e/o a causa di una violazione delle norme canoniche per l’elezione del papa;
3) la questione della consistenza con le profezie su Bergoglio, che viene denominato piu’ volte come “Impostore” e falso papa, da cui guardarsi, da parte della stessa BVM (2);
4) La fede di ogni cristiano, basata sul Depositum Fidei, Depositum Fidei che viene contraddetto ogni giorno dall’azione e dalle parole di JM Bergoglio;
5) La ragione, basata sul ragionamento razionale, e in particolare il Principio della non-Contraddizione secondo il quale una frase logica non puo’ essere contemporaneamente vera e falsa. In particolare non vi possono essere simultaneamente due papi regolarmente eletti ed in carica, ovvero entrambi depositari del Munus Petrinus! Valgono infatti al riguardo le parole di Gesu’ Cristo stesso:
Tu es Petrus
Et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam
Et portae inferi non praevalebunt adversus eam.
Et tibi dabo claves regni caelorum.Quodcumque ligaveris super terram, erit ligatum et in caelis,
Et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in caelis.
Et tibi dabo claves regni caelorum.
Potrebbe forse Gesu’ Cristo aver nominato due Pietri? e consegnato due chiavi del regni caelorum?
LA QUESTIONE DI BENEDETTO XVI “EX PAPA”
Riguardo all’assurdo logico dei due papi, va menzionata, comunque, una ulteriore importante novita’. Infatti, come indicato in (3), da qualche giorno su Google Benedetto XVI appare menzionato con la nuova denominazione:
“Papa Benedetto XVI, Ex Papa” (4).
Quindi emerge anche il tentativo (da parte dei pro-bergogliani) di superare la contraddizione (apparente!) dei due papi, ottenuta anche screditando lo stesso Benedetto XVI (5).
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(*) Lettera del Papa emerito Benedetto XVI
circa il rapporto sugli abusi
nell’Arcidiocesi di Monaco e Frisinga
Città del Vaticano, 6 febbraio 2022
Care sorelle e cari fratelli!
A seguito della presentazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga il 20 gennaio 2022, mi preme rivolgere a tutti voi una parola personale. Infatti, anche se ho potuto essere arcivescovo di Monaco e Frisinga per poco meno di cinque anni, nell’intimo continua comunque a persistere la profonda appartenenza all’arcidiocesi di Monaco come mia patria.
Vorrei innanzitutto esprimere una parola di cordiale ringraziamento. In questi giorni di esame di coscienza e di riflessione ho potuto sperimentare così tanto incoraggiamento, così tanta amicizia e così tanti segni di fiducia quanto non avrei immaginato. Vorrei ringraziare in particolare il piccolo gruppo di amici che, con abnegazione, per me ha redatto la mia memoria di 82 pagine per lo studio legale di Monaco, che da solo non avrei potuto scrivere. Alle risposte alle domande postemi dallo studio legale, si aggiungeva la lettura e l’analisi di quasi 8.000 pagine di atti in formato digitale. Questi collaboratori mi hanno poi anche aiutato a studiare e ad analizzare la perizia di quasi 2.000 pagine. Il risultato sarà pubblicato successivamente alla mia lettera.
Nel lavoro gigantesco di quei giorni – l’elaborazione della presa di posizione – è avvenuta una svista riguardo alla mia partecipazione alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980. Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile. Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022. Esso nulla toglie alla cura e alla dedizione che per quegli amici sono state e sono un ovvio imperativo assoluto. Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente. Vorrei infine ringraziare la piccola famiglia nel Monastero “Mater Ecclesiae” la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene.
Alle parole di ringraziamento è necessario segua ora anche una confessione. Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono. Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa. È chiaro che la parola “grandissima” non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso.
In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade. Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso.
Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente. Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato. E così posso solo pregare il Signore e supplicare tutti gli angeli e i santi e voi, care sorelle e fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro.
Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).
Cari amici, con questi sentimenti vi benedico tutti.
Benedetto XVI
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