
C’e’ la senzazione che H. von Bingen sia una delle preferite tra tutte le sante da parte del nostro papa.
Gli articoli su di lei che appaiono sul suo blog sono sempre molto delicati e affettuosi. Eccone uno. Si tratta di una lettera inviata dalla stessa H.V.B. (Per la sua opera principale “Scivias” vedasi la traduzione in inglese (1)).
PROFEZIE DI SANTA ILDEGARDA DI BINGEN…
ll volto della Chiesa “cosparso di polvere”, il suo vestito “strappato”
«Nell’anno 1170 dopo la nascita di Cristo ero per un lungo tempo malata a letto (2).
Allora, fisicamente e mentalmente sveglia, vidi una donna di una bellezza tale che la mente umana non è in grado di comprendere.
La sua figura si ergeva dalla terra fino al cielo. Il suo volto brillava di uno splendore sublime. Il suo occhio era rivolto al cielo.
Era vestita di una veste luminosa e raggiante di seta bianca e di un mantello guarnito di pietre preziose.
Ai piedi calzava scarpe di onice.
Ma il suo volto era cosparso di polvere, il suo vestito, dal lato destro, era strappato. Anche il mantello aveva perso la sua bellezza singolare e le sue scarpe erano insudiciate dal di sopra.Con voce alta e lamentosa, la donna gridò verso il cielo:
“Ascolta, o Cielo: il mio volto è imbrattato! Affliggiti, o Terra: il mio vestito è strappato! Trema, o abisso: le mie scarpe sono insudiciate!”.
E proseguì:
“Ero nascosta nel cuore del Padre, finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio Sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi. Tuttavia trovo in alcuni lo splendore della verità”.
E sentii una voce dal cielo che diceva:
“Questa immagine rappresenta la Chiesa. Per questo, o essere umano che vedi tutto ciò e che ascolti le parole di lamento, ANNUNCIALO ai sacerdoti che sono destinati alla GUIDA e all’ISTRUZIONE del popolo di Dio e ai quali, come agli Apostoli, è stato detto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’ (Mc. 16,15)”».
(Lettera a Werner von Kirchheim e alla sua comunità sacerdotale: PL 197, 269ss)
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(1) “Hildegard of Bingen Scivias”, Paulist press, New York, Mahwah (1990).
(2) NOTE BIBLIOGRAFICHE (da Wikiopedia)
Si tratta di Ildegarda di Bingen (Hildegard von Bingen; Bermersheim vor der Höhe, 1098 – Bingen am Rhein, 17 settembre 1179) è stata una monaca cristiana, scrittrice, mistica e teologa tedesca.

Monaca benedettina, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; nel 2012 è stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI. Donna dai numerosi talenti, nella sua vita fu inoltre profetessa, guaritrice, erborista, naturalista, cosmologa, gemmologa, filosofa, artista, poetessa, drammaturga, musicista, linguista e consigliera politica.
LE VISIONI MISTICHE
La gerarchia degli angeli, sesta visione del manoscritto Scivias (Codice di Wiesbaden, facsimile del 1927)
Ildegarda nel corso della sua vita ebbe numerosissime visioni, di cui ha lasciato dettagliati resoconti, illustrati nei manoscritti Sci vias e Liber divinorum operum.
Fin dalla prima infanzia afferma di aver avuto una magna pressura che la invitò a parlare e scrivere sotto la sua ispirazione, dispensando consigli di vita pratica e spirituale e trattando le questioni più varie, concentrandosi sul sapere teologico. Ella definì questa voce interiore Luce del Dio vivente.[15]
Pur essendo laica e non clerica, vale a dire una donna illetterata che non aveva potuto studiare nelle scuole, inspiegabilmente seppe scrivere nel latino parlato e compreso dei dotti, con competenza tecnica su materie che spaziavano dalla scienze naturali alla medicina, dalla linguistica alla letteratura, dalla filosofia alla teologia, dal diritto alla politica.
Nonostante questo, dalla sua opera emerge anche una costante umiltà, dato che a più riprese lei si definisce paupercula forma (una «povera, piccola figura»), secondo un tratto distintivo della spiritualità mistica del periodo e una bassa considerazione della sfera femminile, nel senso comune e nel pensiero dominante. Alcuni studiosi hanno ipotizzato spiegazioni pseudo razionali piuttosto dibattute secondo cui l’origine di queste visioni sarebbe stato di tipo neurologico. Lo storico della scienza e della medicina Charles Singer le attribuì ad aure di origine emicranica; questa teoria è stata resa popolare dal neurologo Oliver Sacks.[16].
Codici

L’Universo, miniatura dallo Scivias (1165 circa)
Solamente tre codici del Liber divinorum operum sono sopravvissuti fino ai giorni nostri. L’unico codice miniato, contenente dieci visioni della santa, era appartenuto al Convento dei Chierici regolari della Madre di Dio di Lucca, digitalizzato dalla Biblioteca di Stato locale. Fra i temi presenti nel prezioso manoscritto: l’immagine dello spirito del mondo, la struttura del cosmo, il sistema dei venti, la figura umana collocata al centro dell’universo, il tema del mostro e delle figure fantastiche ed allegoriche, il globo terrestre, lo schema della città.[19]
Sant’Ildergarda compose canti gregoriani in latino per coro femminile con assolo, mediante notazione neumatica: O rubor sanguinis, Sed diabolus (dedicato a Sant’Orsola).[12] La direzione corale è complessa in quanto richiede una sorta di “descrizione della melodia nell’aria”, non limitandosi ad una scansione temporale del ritmo della frase musicale.