J.M. Bergoglio scomunicato!
È scomunicato automaticamente:
- chi ricorre all’aborto ottenendo l’effetto voluto e chi procura tale aborto (can. 1398); la remissione di questa scomunica è stata riservata al vescovo, il quale può decidere se e quali sacerdoti hanno l’autorizzazione per rimetterla; dal 20 novembre 2016, Papa Francesco ha dato la facoltà di assolvere tale peccato a tutti i sacerdoti;[19]
- chi è responsabile di apostasia, eresia e scisma (can. 1364 §1);
- chi fa parte di logge massoniche: nel 1983, vengono pubblicati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il nuovo codice di diritto canonico e, il 26 novembre, la Dichiarazione sulla massoneria, l’ultimo documento vaticano in merito, firmato dall’allora prefetto Card. Joseph Ratzinger (futuro papa Benedetto XVI) e approvato da papa Giovanni Paolo II.[20] Il documento ribadisce la condanna e la diffida relativa all’appartenenza, venendo così a costituire interpretatio authentica del canone 1374[21]:
Anche la simonia o altri accordi condizionanti l’elezione del papa nel conclave, come stabilito dalla costituzione apostolica Universi dominici gregis, fanno incorrerere nella scomunica latæ sententiæ.
Secondo la Chiesa la scomunica è una pena medicinale, che invita al ravvedimento, alla conversione e alla riparazione dello scandalo.[24]. Essa comporta l’esclusione dalla comunità dei fedeli e dalla partecipazione ai sacramenti (fra cui il ricevere la santa Eucaristia):
«Can. 1331 § 1. Allo scomunicato è fatto divieto: 1º di prendere parte in alcun modo come ministro alla celebrazione del Sacrificio dell’Eucaristia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico; 2º di celebrare sacramenti o sacramentali e di ricevere i sacramenti; 3º di esercitare funzioni in uffici o ministeri o incarichi ecclesiastici qualsiasi, o di porre atti di governo.» |
Infatti il fedele, secondo la dottrina cattolica, in stato di peccato mortale si è precluso da solo dalla ricezione della santa Eucaristia, dunque il sacrilegio, involontario o meno, peggiorerebbe comunque il suo stato di cose. Il fedele è quindi esortato a pentirsi e a rivolgersi a un sacerdote per completare la riconciliazione con la Chiesa, accettando l’autorità a essi affidata secondo le parole di Cristo:
«a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» |
La scomunica priva il fedele dell’esercizio dei suoi diritti, ma non dei doveri, fra cui la partecipazione la domenica e le feste di precetto alla messa (senza ricevere la comunione), e il digiuno nei giorni prestabiliti.
La scomunica non esclude dalla ricezione dei sacramentali, per cui il fedele sotto scomunica può, ad esempio, richiedere le esequie religiose (che possono però essere negate).[25]
Il fedele scomunicato che si pente ha diritto alla remissione della scomunica dall’ordinario locale (o, in casi molto particolari citati sopra, dalla Santa Sede).