
“San Carlo Borromeo comunica gli appestati” dipinto dI Pierre Jean Baptiste Marie (1714-1789).
COMMENTO
San Tommaso d’Aquino nel De venerabili Sacramento Altaris osservò che “che il Corpo di Cristo non si duplica né diminuisce, ma rimane unico identico intatto e integro, sia mentre viene mangiato dai fedeli (Primum, quod Corpus Domini dum manducatur, non minuitur), che nei molteplici luoghi in cui l’eucaristia è presente in uno stesso momento (Secundum signum – secondo miracolo – quod unum et idem corpus est in pluribus locis, in pluribus portionibus) che allo spezzare del Pane eucaristico (Tertium mirabile est, quod Corpus Domini licet sit in pluribus licis vel hostiis, aut portionibus, tamen per partes non est divisum sed manet in se integrum et conjenctum)”.
Dunque Gesù è tutto intero anche nelle piccole particelle del Pane Eucaristico (il Corpo di Cristo), come pure nel Vino Eucaristico (il Sangue di Cristo).
CONFERME STORICHE
Il quadro “San Carlo Borromeo comunica gli appestati” (che si può vedere nell’immagine in alto) dipinto da Pierre Jean Baptiste Marie (1714-1789) presenta San Carlo Borromeo che indossa il Piviale, tiene con la sinistra il calice e con la mano destra un’Ostia posta sopra la bocca del calice. E’ evidente che dava tutte e due agli appestati.
I 3 volumi del L. Chiappetta (Il Codice di diritto Canonico – Commento giuridico Pastorale – Edizioni EDB. Vol.2 pag.157) trattano ampiamente questo argomento e descrivono in particolare il potere del Vescovo di dare disposizioni senza consultare la Conferenza Episcopale. La normativa che regola la Comunione sotto le due Specie è competenza del vescovo diocesano.
L’Ordinamento Generale del Messale Romano (1) recita, al n. 283 che La Comunione sotto le due specie è permessa, oltre ai casi descritti nei libri rituali:
a) ai sacerdoti che non possono celebrare o concelebrare;
b) al diacono e agli altri che compiono qualche ufficio nella Messa;
c) ai membri delle comunità nella Messa conventuale o in quella che si dice “della comunità”, agli alunni dei seminari, a tutti coloro che attendono agli esercizi spirituali o partecipano ad un convegno spirituale o pastorale.
Il Vescovo diocesano può stabilire per la sua Diocesi norme riguardo alla Comunione sotto le due Specie, da osservarsi anche nelle chiese dei religiosi e nei piccoli gruppi. Allo stesso Vescovo è data facoltà di permettere la Comunione sotto le due Specie ogni volta che sembri opportuno al sacerdote al quale, come pastore proprio, è affidata la comunità, purché i fedeli siano ben preparati e non ci sia pericolo di profanazione del Sacramento o la celebrazione non risulti troppo difficoltosa per il gran numero di partecipanti o per altra causa.
COMUNIONE SOTTO LE DUE SPECIE, L’EUCARESTIA NELLA STORIA DELLA CHIESA
Il seguente testo e’ tratto da P. Maurizio Martini (2).
L’Eucaristia ricevuta sotto entrambe le specie [del corpo e sangue di Cristo] da tutta l’Assemblea e non solo dal Presbitero celebrante, fu una prassi liturgica che si mantenne in tutte le Chiese, occidentali e orientali, fino all’anno 1250, per dodici secoli ininterrotti.
Che il Presidente e tutta l’Assemblea comunicassero il Corpo e il Sangue di Cristo [dal calice], era prassi continua in tutte le Chiese, fin dalla prima Eucaristia del mondo celebrata nel Cenacolo dove Cristo dice: “Bevete tutti, questo è il mio sangue..” e ininterrottamente, per più di XII sec. fino al 1250.
Questa disposizione di comunione sotto le due specie, si può osservare nel Messale Romano di varie nazioni dell’epoca: come Italia, Spagna, Francia, Germania, ecc.
Solo a partire dal 1300 si comincia a fare la comunione solo al pane.
È importante notare che guardando alla storia della Liturgia della Chiesa, sono più i secoli in cui l’intera Assemblea comunica il Corpo e il Sangue di Cristo di quelli in cui si fa la comunione con la sola specie del pane eucaristico.
Il Concilio Vaticano II° ha riaperto la possibilità della comunione con entrambe le specie guardando alla volontà di Cristo [e in obbedienza a Lui], il quale, istituendo l’Eucaristia, porse il calice ai suoi discepoli dicendo che “tutti” dovevano riceverlo, perché la Nuova Alleanza è destinata a tutti: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’Alleanza.” Vedasi anche (3).
Cosa dice la teologia
Secondo la dottrina teologica, molti affermano che “l’Eucaristia è fonte e culmine della vita cristiana”. Molti, però, nonostante la dottrina ed i libri liturgici lo consentano, vedono l’intingere nel vino come “una pratica straordinaria, che si fa soltanto raramente”. Ma è davvero così?
Nel De venerabili Sacramento Altaris, San Tommaso di Aquino osservò che “che il Corpo di Cristo non si duplica né diminuisce, ma rimane unico identico intatto e integro, sia mentre viene mangiato dai fedeli che nei molteplici luoghi in cui l’eucaristia è presente in uno stesso momento che allo spezzare del Pane eucaristico. Dunque Gesù è tutto intero anche nelle piccole particelle del Pane Eucaristico”. Mentre il Concilio Vaticano II afferma: “il Pane è figura simbolo oggettivo del Corpo di Cristo, mentre il Vino è segno e figura simbolo oggettivo del Sangue di Cristo in Croce e di tutti i Santi Martiri che versano il sangue ad imitazione del Sangue di Cristo”, ponendo anche una spiccata simbologia sia al pane che al vino.
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