PARTE SECONDA – REFUTAZIONE DELLA TESI PSEUDO-SEDEVACANTISTA “UNA CUM BERGOGLIO”

Ci proponiamo di dimostrare l’invalidita’ assoluta della cosiddetta tesi “Pseudo-Vacantista UNA CUM Bergoglio”. L’invalidita’ della tesi e’ data dal fatto che Bergoglio non puo’ essere papa!

Ci limitiamo qui a mettere a confronto un particolare aspetto dell’azione pastorale di Benedetto XVI (del 2007) con quella intimamente correlata attuata da Bergoglio nel periodo 2021-2022.

Durante i suoi 8 anni di Pontificato, Joseph Ratzinger ha infatti pubblicato tre lettere encicliche sui temi di Dio come amore (‘Deus caritas est’); sul valore della speranza (‘Spe salvi’); e sulla giustizia sociale (‘Caritas in veritate’). Tuttavia tra le numerose lettere apostoliche da lui promulgate particolarmente notevole e’ la Lettera Apostolica

LETTERA APOSTOLICA “motu proprio” SOMMORUM PONTIFICUM (7 luglio 2007)

Con tale lettera apostolica Benedetto XVI ha ripristinato piena validita’ alla liturgia Apostolico-Tridentina (il cosiddetto “Vetus Ordo”) rappresentato dal Messale Romano.

Da notare particolarmente la motivazione che lo stesso PPBXVI fornisce al riguardo. Infatti nell’articolo 1 del motu proprio Summorum Pontificum, Benedetto XVI afferma che l’edizione 1962 del Messale Romano non è stata in realta “mai [NRD esplicitamente] abrogata” dalla COSTITUZIONE APOSTOLICA MISSALE ROMANUM di Paolo VI, l’atto istitutivo del Novus Ordo (1).

Da notare ulteriormente che questa motivazione, nonche’ la stessa lettera apostolica, sono state a suo tempo fortemente criticate dagli ambienti modernisti della gerarchia ecclesiastica. La critica piu’ prevedibile e’ stata probabilmente quella dovuta al cardinale (notoriamente modernista) Carlo Maria Martini. Secondo quest’ultimo la reintroduzione del Vetus Ordo sarebbe contraria allo stesso spirito e alla linea pastorale espressa del Concilio Vaticano II (CV2).

Su quest’ultima affermazione e’ possibile immaginare che molti teologi contemporanei (specialmente quelli UNA CUM) potrebbero essere d’accordo.

LE VERE MOTIVAZIONI DI BENEDETTO XVI

La domanda che nasce spontanea e’ quindi cosa possa aver indotto Benedetto XVI a contrastare con il suo Summorum Pontificum la stessa linea pastorale del CV2 riguardo alla riforma della liturgia. Si tratta infatti di una posizione in palese conflitto con il CV2.

La tesi che vogliamo qui esporre al riguardo e’ che Benedetto XVI si sia reso conto che la liturgia Apostolico-Tridentina non possa essere abrogata, cio’ in quanto facente parte dello stesso Depositum Fidei della Chiesa Cattolica!

Questa circostanza (cioe’ il suo carattere definitivo e permanente come elemento dello stesso Depositum Fidei) emerge infatti con estrema chiarezza dal testo istitutivo della liturgia Apostolico-Tridentina, cioe’ la Bolla papale con cui venne originalmente e solennemente promulgata nel 1570. Si tratta precisamente della

COSTITUZIONE  APOSTOLICA QUO  PRIMUM  TEMPORE,

atto solennemente emesso da Papa Sisto V il 19 luglio 1570 (*) e precedentemente stabilito dallo stesso Concilio di Trento.

Infatti la formula adottata nel promulgare la stessa Costituzione Apostolica e’ estremamente chiara e non puo’ in alcun modo essere contestata:

“che le presenti Lettere in NESSUN TEMPO potranno venir REVOCATE O DIMINUITE, ma sempre stabili e valide dovranno perseverare nel loro vigore. Nessuno dunque, e in nessun modo, si permetta con temerario ardimento di violare e trasgredire questo Nostro documento: facoltà, statuto, ordinamento, mandato, precetto, concessione, indulto, dichiarazione, volontà, decreto e inibizione. Che se qualcuno avrà l’audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo. “

Ne consegue pertanto:

A) il carattere definitivo della Costituzione Apostolica Quo Primum Tempore e della liturgia Apostotico-Tridentina che, fatte salve possibili addizioni al testo (ved. le preghiere finali di Leone XIII), non puo’ in nessun caso essere abrogata. Cio’ implica che la liturgia Apostotico-Tridentina entra – in quanto inabrogabile – da quel momento a far parte effettiva del patrimonio permanente della fede (cioe’ lo stesso Depositum Fidei).

B) la PIENA VALIDITA’ DELLA LETTERA APOSTOLICA SUMMORUM PONTIFICUM di Benedetto XVI!

ULTERIORI CONSEGUENZE: INVALIDITA’ DELLE COSTITUZIONI APOSTOLICHE “TRADITIONIS CUSTODES (16 luglio 2021) E DESIDERIO DESIDERAVI (29 giugno 2022) EMESSE DA BERGOGLIO.

Emerge tuttavia una ulteriore cruciale conseguenza che riguarda il tentativo (disperato) attuato da parte di Bergoglio di cancellare (il termine tecnico e’ “abrogare”) – con le sue due costituzioni apostoliche del 2021 e 2022 – sia la SUMMORUM PONTIFICUM che l’originale COSTITUZIONE  APOSTOLICA QUO  PRIMUM  TEMPORE!

Si tratta con ogni evenienza di atti – compiuti da parte di Bergoglio – di estrema gravita’.

Infatti nessun Papa canonicamente eletto, e percio’ stesso validamente insediato nella carica di Sommo Romano Pontefice, ha mai tentato di abrogare esplicitamente costituzioni apostoliche promulgate da papi precedenti (la Costituzione Apostolica MISSALE ROMANUM di Paolo VI, secondo Benedetto XVI non l’avrebbe fatto proprio per questo motivo in riferimento alla costituzione apostolica QUO  PRIMUM  TEMPORE di papa Sisto V!).

In particolare questo significa che le Bolle papali QUO  PRIMUM  TEMPORE e SUMMORUM PONTIFICUM sono inabrogabili! La conseguenza inevitabile e’ che le successive costituzioni apostoliche (2021-2022) di Bergoglio sono necessariamente nulle!

Tuttavia, in vista del CAN. 331 della “plenitude potestatis” del papa in carica, ne segue necessariamente (“TERTIUM NON DATUR”) che BERGOGLIO NON PUO’ ESSERE PAPA!

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(1) COSTITUZIONE APOSTOLICA MISSALE ROMANUM (PROMULGAZIONE DEL MESSALE ROMANO
RINNOVATO PER ORDINE DEL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II), da parte di Paolo VI, 3 aprile 1969.