
PRECISAZIONE IMPORTANTE
Il fatto che Bergoglio [quando era arcivescovo ausiliare e poi in carica di Buenos Aires nel 1998] e prima di lui il Card. Antonio Quarracino abbiano dato un’importanza secondaria e nessuna ufficializzazione (a parte consentire probabilmente la sola devozione locale) ai vari miracoli eucaristici avvenuti presso la chiesa “Santa Maria” di Buenos Aires [286 Avenida La Plata, Quartiere di Almagro] appare BENE DOCUMENTATO e quindi innegabile.
Vedasi al riguardo il libro di Maurizio Blondet dal titolo “Un cuore per la vita eterna – Perché il Papa e la Chiesa tacciono?” edizione EFFEDIEFFE.
D’altra parte la veridicita’ degli stessi miracoli pare sia stata accertata con prove scientifiche. Cio’ e’ stato possibile proprio su richiesta di Bergoglio stesso, allora arcivescovo di Buenos Aires, tramite analisi scientifiche effettuate da vari laboratori biomedici internazionali. Il quale, peraltro, ha poi sempre rifiutato di annunciare l’approvazione (ovvero di “ufficializzare”) gli stessi miracoli.
POSSIBILE ERESIA DI BERGOGLIO CONCAUSA DI INVALIDITA’ DELLA SUA ELEZIONE NEL 2013
La questione cruciale e’ se l’aver negato l’ufficializzazione degli stessi miracoli da parte di Bergoglio [nella sua autorita’ di Vescovo (1998) e poi di cardinale di Buenos Aires (fino al 2013)] costituisca prova certa che LA SUA MANIFESTA ERESIA ESISTEVA GIA’ PRIMA DELLA SUA INVALIDA ELEZIONE. OVVERO: che Bergoglio neghi TUTTI I MIRACOLI, cominciando da quelli compiuti da Gesu Cristo in persona nel Vangelo e includendo tutti i miracoli successivi all’Ascensione di Gesu’, in particolare quelli cosiddetti eucaristici (che riguardano quindi l’Eucarestia).
In caso positivo, in base alla Bolla Papale di Paolo IV (1) questa sarebbe una manifesta causa di invalidita’ della sue elezione a Papa nel conclave del 2013.
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(1) BOLLA PAPALE DI Papa Paolo IV, Cum ex apostolatus officio, 15/02/1559.
Il Papa, in forza del dovere «d’avere cura generale del gregge del Signore» e di «vigilare assiduamente per la custodia della fede […] e che siano respinti dall’ovile di Cristo coloro i quali […] insorgono contro la disciplina della vera ortodossia»,
- rinnovò tutte le misure già prese in precedenza contro gli eretici e gli scismatici con l’obbligo che fossero osservate in perpetuo;
- in base alla bolla pontificia Cum ex apostolatus officio sostiene che un eretico non è suscettibile di ricevere autorità nemmeno se eletto Papa: Paolo IV intendeva aggiungere al diritto canonico la clausola che nessun eretico manifesto può legittimamente sedere sulla cattedra di San Pietro: “Se mai, in qualunque epoca, avvenga che… il Romano Pontefice abbia deviato dalla Fede Cattolica o sia caduto in qualche eresia prima di assumere il papato, tale assunzione, anche compiuta coll’unanime consenso di tutti i Cardinali, è nulla, invalida e senza effetto; né può dirsi divenire valida, o esser tenuta per legittima in qualsivoglia modo, o esser ritenuta dare a costoro alcun potere di amministrare delle materie sia spirituali che temporali; ma qualsiasi cosa sia detta, fatta o stabilita da costoro è priva di ogni forza e non conferisce assolutamente alcuna autorità o diritto a chicchessia; e costoro per il fatto stesso (eo ipso) e senza che sia richiesta alcuna dichiarazione siano privati di ogni dignità, posto, onore, titolo, autorità, ufficio, e potere”;[1]
- dispose la perdita di ogni carica ecclesiastica e di ogni altro potere per tutti i depositari di autorità – «vescovi, arcivescovi, patriarchi, primati, cardinali, legati, conti, baroni, marchesi, duchi, re ed imperatori» – che fossero incorsi in errori di fede o nello scisma
- dispose la scomunica per tutti coloro che accogliessero, difendessero e favorissero un eretico o uno scismatico, con la perdita delle loro cariche, delle loro rendite e dei loro benefici;
- invalidò l’elezione e la consacrazione dei vescovi o arcivescovi incorsi nell’eresia o nello scisma prima della loro consacrazione, così da poter dichiarare nulla anche «l’elezione pontificia di chiunque avesse precedentemente deviato seppur minimamente dall’ortodossia e persino a privare dei diritti in conclave i cardinali soltanto sospettati di simpatie eterodosse».[2]