
IL PECCATO ORIGINALE NELL’EBRAISMO RABBINICO
In base allo stesso principio, e’ evidente che anche il peccato di Adamo ed Eva (o peccato originale) dovrebbe ricadere automaticamente su tutti uomini sin dalla loro nascita.
Tuttavia, sorprendentemente, nell’Ebraismo Rabbinico l’idea stessa di peccato originale viene negata!
Peraltro occorre osservare che il concetto di Peccato Originale, essendo strettamente legato all’attesa messianica (ovvero l’avvento del Messia) appare invece presente sia nell’Ebraismo Biblico (1) che nell’ebraismo del cosiddetto periodo dell’ellenismo e in testi apocrifi dell’ebraismo in epoca medievale.
Ma qual’e’ la possibile spiegazione (logica o meno) della negazione del peccato originale?
PERCHE’ L’EBRAISMO RABBINICO NEGA IL PECCATO ORIGINALE?
La logica spiegazione di questa posizione risiede nel rifiuto radicale da parte dell’ebraismo rabbinico di tutte le profezie sul Messia contenute nella Torah, ovvero il Pentateuco dell’Antico Testamento secondo i Cristiani. Cio’ implica il loro rifiuto di Gesu’ Cristo quale Figlio di Dio e Messia Redentore, ovvero che redime e salva gli uomini dal peccato originale tramite il suo sacrificio in croce (profezia di Re Davide) e la sua resurrezione dopo tre giorni.
Sacrificio cui peraltro e’ stato condannato dal Sinedrio di Caifa (Yosef Bar Kayafa) e dalla folla di ebrei presenti davanti a Pilato con la loro tremenda invocazione «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».»! Infatti, come i Farisei al tempo di Gesu’, coltivano tuttora l’idea di un Messia esclusivamente umano, sia pure inviato da Yahve’, che dovrebbe restaurare il regno di Israele in Terra, e in particolare ricostruire il (terzo) tempio di Gerusalemme, quindi con fine puramente politico per il solo stato di Israele. Ma la profezia biblica di Daniele ci dice invece che il suo regno e’ per sempre, riguarda tutti i popoli e che non potra’ mai essere distrutto:
[Daniele 7:13-14] Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; 14 gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.
Si tratta quindi del Regno di Dio!
LA NECESSITA’ DELLA REDENZIONE NELL’AT
I diversi termini usati nella Bibbia per indicare il Paradiso e l’inferno (Sceol, Ades, geenna, il lago di fuoco, il Paradiso, e il seno di Abramo) sono oggetto di molto dibattito e possono generare confusione.
E’ interessante osservare che la necessita’ della Redenzione da parte del Messia emerge anche dalla Bibbia. Si vedano, per esempio, al riguardo i frammenti della cosiddetta Apocalisse di Sofonia. Infatti le anime buone degli Ebrei defunti non andrebbero – secondo la Bibbia – in Paradiso, che resta loro precluso a causa del peccato originale. Bensi’ vanno “nel seno di Abramo“. La citazione di questa formula e’ facilmente reperibile nell’AT, vedasi per esempio anche il Quarto libro dei Maccabei (13:17).
Spesso nella letteratura giudaica il luogo dei trapassati viene infatti denominato con l’espressione “seno di Abramo”, come luogo nel quale riposano i giusti. Secondo la religione Cristiana, in questo luogo riposano coloro che sono morti precedentemente alla resurrezione di Cristo. Tuttavia il termine “seno di Abramo”, subirà col tempo una serie di variazioni semantiche secondo l’esegesi ebraica. Infatti nel Talmud “seno di Abramo” sarebbe inteso come sinonimo di “Cielo”. Nei vangeli vi è un solo riferimento al “seno di Abramo” ed e’ contenuto nella storia del ricco e di Lazzaro (Luca 16:19-31).
La parola “Paradiso” viene usata come un sinonimo di “Cielo” (2 Corinzi 12:4; Apocalisse 2:7). Quando Gesù si trovava in punto di morte sulla croce ed uno dei ladroni crocifissi con Lui Gli chiese misericordia, Gesù rispose: “In verità ti dico: oggi tu sarai con me in Paradiso” (Luca 23:43). Gesù sapeva che la Sua morte era imminente e che presto sarebbe stato in Cielo con Suo Padre. Gesù parlò di Paradiso come sinonimo di “Cielo”, e la parola è stata associata ad un luogo di grazia e delizia ideali.
Ci sono delle differenze di opinione in merito a cosa rappresenti per l’esattezza esattamente il “seno di Abramo”. Quanti credono che la storia abbia luogo dopo la morte del Messia e la Sua resurrezione, vedono il seno di Abramo come un sinonimo del “Cielo. Quelli che credono che la storia abbia luogo prima della crocifissione vedono “il seno di Abramo” come un altro termine per definire il “Paradiso”.
Nelle Scritture ebraiche la parola usata per descrivere il regno dei morti è Sceol. Essa significa semplicemente “luogo dei morti” o il “luogo delle anime/spiriti defunti”. La parola greca usata nel Nuovo Testamento per “inferno” è Ades, che si riferisce anche al “luogo dei morti”. Anche la parola greca gehena viene usata nel Nuovo Testamento per “inferno” e deriva dalla parola ebraica hinnom. Altre Scritture nel Nuovo Testamento indicano che Sceol/Ades è un luogo temporaneo in cui vengono custodite le anime dei miscredenti mentre attendono la resurrezione e il giudizio finale del Grande Trono Bianco . Al contrario, le anime dei giusti si recano direttamente alla presenza di Dio (Cielo/Paradiso/seno di Abramo) alla loro morte (Luca 23:43; 2 Corinzi 5:8; Filippesi 1:23).
Il lago di fuoco, menzionato solo in Apocalisse 19:20 e 20:10, 14-15, è l’inferno finale, il luogo di tormento eterno per tutti i ribelli impenitenti, sia angelici che umani (Matteo 25:41). Viene descritto come un luogo di zolfo ardente, i cui residenti sperimentano un’agonia eterna, indicibile e inarrestabile. Coloro che hanno respinto Cristo e si trovano nella dimora temporanea dei morti nell’Ades/Sceol avranno come destinazione finale il lago di fuoco.
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