
Act 6:8-10; 7:54-59
Allora Stefano, pieno di grazia e fortezza, faceva prodigi e gran segni tra il popolo. Ma alcuni della Sinagoga detta dei Liberti, Cirenei, e Alessandrini, insieme con altri della Cilicia e dell’Asia, si levarono a disputare con Stefano; e non potevano resistere alla Sapienza e allo spirito che parlava. E lapidavano Stefano che pregava dicendo: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. Poi, caduto in ginocchio, gridò a gran voce: Signore, non imputar loro questo peccato.
Ora i nemici di Cristo credono di averlo eliminato (assieme a tutti i cristiani) crocifiggendolo. Ma dovranno accorgersi che si sono illusi. Ci sono infatti ancora fiammelle di fede nascoste in tutto il mondo! Anche noi, poiche’ crediamo fermamente in Gesu’ Cristo, il suo vicario di Cristo in Terra Benedetto XVI, la vera liturgia della S. Messa e il Depositum Fidei, stiamo compiendo un atto rivoluzionario! Ci ribelliamo infatti al tentativo di cancellare il vero cristianesimo!
Ma la gente ha, realmente, fede in Cristo! Ci sono tantissimi gruppi o cenacoli di preghiera in tutto il mondo!
E’ questo il segno della prossima nuova venuta di Cristo!
Ora noi dobbiamo avere davanti a noi l’esempio di Santo Stefano. Detto proromartire, perche’ uno dei primi a diventare tale. Diffondeva la fede in Cristo con coraggio predicando in mezzo ai giudei di Gerusalemme, proprio come noi dobbiamo fare in mezzo agli atei!
Tutti nemici che, tuttavia, lo odiano (e ci odiano) con l’odio dei superbi. Si tratta infatti dell’odio contro Cristo e tramite Cristo, dei suoi discepoli, odio dettato solo dalla loro inutile superbia (basata anche su falsa cultura).
Perche’ dunque tanto odio? E’ la lotta tra Dio e satana! E’ infatti proprio satana che odia Dio e tutti i suoi seguaci (e quindi contro la Chiesa, il Depositum Fidei, la morale e la tradizione cristiana)! E’ quindi satana il nostro vero nemico, non i Giudei e gli atei sue vittime!
Ci ispiri dunque l’invocazione, potente e commovente, di Santo Stefano prima del suo martirio!
Sia lodato Gesu’ Cristo! Sempre sia lodato!
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(*) Ispirato all’omelia di Don Enrico Roncaglia, oggi 26 dicembre 2022.
Fonti storiche e mistiche su Santo Stefano protomartire:
- Maria Valtorta, DCXLV. Il processo a Stefano e la sua lapidazione. Le opposte vie di Saulo e di Gamaliele alla santità., http://www.valtortamaria.com/operamaggiore/volume/10/dcxlv-il-processo-a-stefano-e-la-sua-lapidazione-le-opposte-vie-di-saulo-e-di-gamaliele-alla-santita
- Maria Valtorta, Maria Valtorta, QUADERNO N° 28 Ed.: CEV, https://gesuilsignoreamenalleluia.blogfree.net/?t=2158055
- da wikipedia
- La lapidazione era la pena contemplata dalla legge mosaica per le colpe ritenute più gravi, quali la blasfemia e l’adulterio. Nel Nuovo Testamento, essa ricorre negli episodi della Pericope dell’adultera e in Giovanni 10:22-39[1] (vv. 31-32). Gesù viene processato sommariamente dai capi dei Giudei per aver affermato di essere il figlio di Dio e per aver resuscitato Lazzaro (Giovanni 11[2]).
- La datazione della morte[modifica | modifica wikitesto]
- È possibile fissare con una certa sicurezza la data della sua morte per la modalità con cui avvenne: il fatto che non sia stato ucciso mediante crocifissione (ovvero con il metodo usato dagli occupanti romani), bensì tramite lapidazione, tipica esecuzione giudaica, significa che la morte di Stefano è avvenuta nel 36 d.C., durante il periodo di vuoto amministrativo seguito alla deposizione di Ponzio Pilato, il quale si era irrimediabilmente inimicato la popolazione per l’eccesso di violenza usata per sedare la cosiddetta rivolta del monte Garizim.[3] In quel periodo a comandare in Palestina era quindi il Sinedrio, che eseguiva le condanne a morte tramite lapidazione, secondo la tradizione locale. In particolare, nella Bibbia è scritto che Stefano si inimicò alcuni liberti, cosiddetti probabilmente perché discendenti di quegli Ebrei che Pompeo aveva schiavizzato (69 a.C.) e che poi avevano ottenuto la libertà. Una esecuzione di questo tipo, così come la morte di Giacomo sempre per lapidazione, erano contrarie al diritto romano, in quanto nelle province dell’impero i romani si riservavano in esclusiva i processi capitali e la pena di morte.
- Il culto[modifica | modifica wikitesto]
- In un discorso tenuto nel 425, sant’Agostino riferisce che, subito dopo il ritrovamento a Gerusalemme del corpo di santo Stefano, nel 415, iniziarono a verificarsi miracoli nei suoi luoghi di culto. Ci parla dell'”antichissima memoria di Santo Stefano” esistente ad Ancona fin dall’epoca del martirio, sorta in seguito all’arrivo in città di un marinaio che avrebbe assistito alla lapidazione del protomartire, e ne avrebbe testimoniato la fede e il coraggio; e viene pure citato un luogo di culto africano del Santo: Uzala, nei pressi dell’odierna Tunisi[Nota 1].
- Papa Onorio I donò nel 628 parte delle reliquie di santo Stefano, in particolare anche l’avambraccio del santo contenuto in un cofano bizantino d’argento, a san Bertulfo abate dell’antica abbazia di San Colombano di Bobbio, avambraccio poi donato nel 1217 alla dipendenza bobbiese della rinascente abbazia di Santo Stefano di Genova (che possedeva anche il feudo imperiese di Santo Stefano al Mare).
- Si racconta che molti miracoli sarebbero avvenuti semplicemente toccando le reliquie, addirittura solo attraverso il contatto con la polvere della sua tomba; poi la maggior parte delle reliquie furono razziate dai crociati nel XIII secolo, cosicché ne arrivarono effettivamente parecchie in Europa, sebbene non si sia riusciti a identificarle dai tanti falsi proliferati nel tempo per cui il numero delle reliquie supera la realtà anatomica di un corpo umano, a Venezia (una leggenda narra che nella chiesa di Santo Stefano vi sia tutto il corpo del santo), Costantinopoli, Napoli, Besançon, Ravenna, padre Bernardino di Lioni (nel 1834) attesta che si conservavano nel Santuario di Materdomini di Nocera Superiore alcune reliquie del santo poi trafugate, ma soprattutto a Roma, dove nel XVIII secolo si veneravano il cranio nella basilica di San Paolo fuori le mura, un braccio nella chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza, un secondo braccio nella chiesa di San Luigi dei Francesi, un terzo braccio nella basilica di Santa Cecilia in Trastevere; inoltre quasi il corpo intero nella basilica di San Lorenzo fuori le mura.
- Inoltre, una parte di queste reliquie venne portata a Minorca, nelle Baleari, dove però si crearono tensioni con gli ebrei ivi residenti, sfociate in veri e propri scontri, culminati con la distruzione della sinagoga, prima della successiva pacificazione[4]. È attestata anche la traslazione di alcuni resti mortali del santo (frammento del cranio) nella cittadina di Putignano (Bari), traslazione compiuta dall’abbazia di Monopoli al fine di preservarle dai concreti rischi delle scorribande saracene: le connotazioni temporali, quelle dell’anno 1394, danno anche origine al Carnevale della cittadina pugliese.
- Al rinvenimento delle reliquie di santo Stefano è legata anche la dedicazione della seconda cattedrale di Concordia Sagittaria. Adesso il cranio del Santo è conservato nel museo del duomo di Caorle dove, probabilmente, furono gli abitanti della vicina Concordia Sagittaria a trasportarlo poiché si erano rifugiati nella laguna caorlotta.
- Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Cristo. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la Messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.
- Il 3 agosto si celebra anche la festa della “Invenzione” (cioè “rinvenimento”, dal latino invenio) delle reliquie di santo Stefano, giorno in cui questo ritrovamento sarebbe avvenuto. Tuttora in alcune località si ricorda il protomartire anche in questo giorno, a Santo Stefano al Mare (Imperia) di cui è patrono, a Vimercate (Monza-Brianza), a Putignano (Bari) di cui è protettore e dove si conserva un frammento del suo cranio, a Concordia Sagittaria e in tutta la diocesi di Concordia-Pordenone, a Selci, delle quali è patrono e presso Taurisano (Lecce), di cui è patrono. Anche la Chiesa ortodossa ricorda il santo in questa data. Anche a Nusco (AV) la cattedrale è dedicata a Santo Stefano, e fu primo protettore della cittadina Irpina, ancora oggi il suo busto d’argento, viene portato in processione con il busto di Sant’Amato, santo patrono e primo Vescovo di Nusco.
- (DA WIKIPEDIA) La morte per lapidazione[modifica | modifica wikitesto]