COMMENTO: Riporto un documento che ritengo sia utile per approfondimenti, quindi NON VA INTESO PER ESSERE CONDIVISO in toto o in parte.
Fonte: 30 Luglio 2021 Pubblicato da Marco Tosatti, https://www.marcotosatti.com/2021/07/30/il-grano-e-la-zizzania-lettera-aperta-di-don-francesco-derasmo/
Il grano e la zizzania
Lettera aperta a tutti i Veri Cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà.
Nello stesso campo nel quale il Signore ha seminato i Figli del Regno, il diavolo ha seminato i figli del maligno. Gesù in persona ci ha spiegato la parabola del grano e della zizzania che aveva annunciato poco prima (Mt 13).
Nel suo testo dell’aprile 2019 sugli abusi nella Chiesa Cattolica, Papa Benedetto XVI ha applicato questa parabola direttamente alla Santa Chiesa. Il riferimento diretto è ai ministri che usano della autorità loro conferita in nome della Santa Chiesa, in nome di Gesù Cristo, in modo contrario alla volontà di Dio. Si chiama appunto abuso: un uso della autorità non conforme alla finalità per cui tale autorità è stata conferita.
Gesù in quella parabola, agli operai impazienti, che chiedono il permesso di intervenire subito per togliere la zizzania, dice che la separazione del grano dalla zizzania avverrà alla fine del mondo.
Non possiamo illuderci che prima della fine del mondo sia possibile una separazione con la quale i figli del diavolo siano gettati fuori dagli operai. Dobbiamo ricordare questa verità se non vogliamo cadere in trappola. È verità rivelata da Dio, nessuno potrà cambiarla. “Il cielo e la terra passeranno, ma le Mie parole non passeranno”, afferma Gesù (Mt 24,35). Papa Benedetto XVI, nel cuore della battaglia interna alla Santa Chiesa circa la sua purificazione dai ministri traditori, scatenata dalla denuncia di S. Ecc. Mons. Carlo Maria Viganò nell’agosto 2018, ha ricordato con forza questa verità, ripetendoci questa immagine di Gesù unitamente con l’altra, della rete con i pesci buoni e cattivi.
Occorre allora imparare a riconoscere il grano dalla zizzania senza la pretesa di sradicarlo prima del tempo, andando contro il piano di Dio. Noi non abbiamo autorità per compiere ciò che il Signore ha deciso che sarà affidato agli angeli. Ci sono delle autorità che hanno la facoltà di espellere i propri sudditi. Ma i sudditi non hanno il potere di espellere i superiori. Per questo ci sono delle situazioni in cui l’unica autorità che potrà effettivamente purificare il campo, espellendo chi non appartiene al Suo raccolto, saranno gli angeli, e lo faranno quando saranno inviati da Dio, il Padrone del campo. E Gesù ci spiega anche il motivo. Quando vediamo la impossibilità di questa espulsione, non dobbiamo ribellarci, o agire tentando di violare l’ordine stabilito da Dio, illudendoci di poter fare ciò che non compete a noi. Andremmo anche a compiere quel danno che il Padrone vuole evitare: sradicare il grano buono prima della maturazione.
Nemmeno possiamo cadere nell’errore opposto: ignorare che non tutto ciò che è in questo campo è grano buono. È Gesù stesso che ci avverte di stare attenti ai falsi profeti. E ci fornisce i criteri per distinguerli.
Ringraziando il Signore, abbiamo ancora quasi dappertutto nel mondo accesso libero al Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) e alla Sacra Scrittura nella versione ufficiale proclamata dalla Santa Chiesa Cattolica. La Parola di Dio, secondo i dettami del Concilio Vaticano I: la Biblia Vulgata, con le sue traduzioni, nonostante tante piccole o grandi deviazioni, ci permette di accedere alla Verità Rivelata che la Santa Tradizione della Chiesa trasmette nei secoli a tutti gli uomini di buona volontà, cioè a coloro che vogliono veramente il bene.
Proprio il Catechismo della Chiesa Cattolica, al paragrafo 675 ci dice con chiarezza che la “apostasia della verità” scuoterà la fede di molti credenti.
Per questo, ricordare la Verità è evidentemente un aiuto che possiamo donarci nella prova, per sostenere la nostra fede e sostenere chi rischierebbe di cadere nella menzogna. È una delle opere di misericordia. “Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»” (Gv 8, 31-32).
Ultimamente si assiste ad una pericolosa contrapposizione, operata dal diavolo, molto astuto, secondo il suo solito stile: “divide et impera”. Infatti si chiama anche diavolo proprio per l’attività di divisore, secondo una parola di origine greca: diabolon. Egli spinge i Sacri Ministri della Chiesa Cattolica a tradire Gesù, per poi accusarli davanti agli uomini e spingere i fedeli ad abbandonare la Santa Chiesa Cattolica per ribellione a questi cattivi ministri, nuovi Giuda.
A chi cade in questa tentazione, ricordo che Gesù ha detto che Egli è la Via, la Verità e la Vita. Senza di Lui non possiamo fare niente. Egli fondò la Sua Chiesa sulla roccia di Pietro. Il CCC ci ricorda al nr. 816 che: “« L’unica Chiesa di Cristo… » è quella « che il Salvatore nostro, dopo la sua risurrezione, diede da pascere a Pietro, affidandone a lui e agli altri Apostoli la diffusione e la guida […]. Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come una società, sussiste [“subsistit in”] nella Chiesa cattolica, governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui ». Il decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II esplicita: « Solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è lo strumento generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. In realtà al solo collegio apostolico con a capo Pietro crediamo che il Signore abbia affidato tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire l’unico corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati tutti quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio »”.
Per quanto gravi i peccati, crimini e tradimenti dei suoi membri, la Chiesa Cattolica è l’unica Santa Chiesa voluta da Dio, e i suoi ministri amministrano validamente e lecitamente i Santi Sacramenti necessari alla salvezza, per istituzione divina. Chiunque rifiuti i Sacramenti amministrati da tali ministri, rifiuta la Grazia Sacramentale secondo la modalità che Dio stesso ha stabilito per riceverli.
Alcuni sedicenti difensori della verità cattolica stanno inducendo i fedeli a non ricevere i Santi Sacramenti nella Chiesa Cattolica dai sacerdoti che nominano “Papa Francesco” nel Canone della Santa Messa. (Qualcuno si è spinto all’eresia di negare la validità di tali Sacramenti. Qualcuno prima affermava tale eresia, e ora si è corretto).
Taluni affermano tuttora che coloro che ricevono i sacramenti dai sacerdoti che nominano “Papa Francesco” nel Canone della Messa, entrerebbero per tale fatto “in comunione con” tutti i peccati ed errori che vengono commessi da Bergoglio e da tutti coloro che per mezzo del suo governo della Chiesa Cattolica sono mantenuti impuniti nei confini visibili della Santa Chiesa nonostante gravi errori, peccati, crimini, eresie ed eventualmente apostasia. Anche questa affermazione è gravemente erronea.
La espressione del Canone che nomina il Pontefice regnante, nonostante le traduzioni e le riformulazioni del nuovo Rito romano promulgato da Paolo VI, indipendentemente dal fatto che si tratti del Pontefice legittimo o di un eventuale impostore, non indica una comunione con gli atti personali della sua persona soggettiva, ma una preghiera per lui in quanto segno visibile della continuità della Successione Apostolica. Tale preghiera indica quindi esclusivamente la comunione di tale Santa Messa con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e la preghiera per il Romano Pontefice, ovvero l’obbedienza a Cristo che ha fondato la Sua Unica Santa Chiesa sulla roccia di Pietro. Se il Romano Pontefice tradisce il suo mandato, oppure se ci si trovasse addirittura di fronte ad un impostore, questo non cambia la natura di quella preghiera. Dio infatti interpreta quella preghiera secondo il suo vero significato, che è quello che la tradizione bimillenaria della Chiesa gli ha sempre attribuito, ossia l’atto di essere in comunione con l’Unico vero Dio attraverso i ministri da Lui stesso istituiti, nell’Unica Chiesa da Lui divinamente istituita. Gli abusi eventuali di chi siede sul trono di Pietro saranno imputati a lui personalmente. Anche perché, come la tradizione bimillenaria della santa Chiesa afferma e come ricorda il Concilio Vaticano I, “la Prima Sede non è giudicata da nessuno”. Per sua natura la Sede di Pietro non può essere giudicata dall’inferiore. È quindi impossibile in una situazione come la presente arrivare ad un giudizio positivo che liberi i fedeli dalla confusione generata dai pur legittimi sospetti, dubbi o addirittura fatti che sono davanti agli occhi di tutti. Non avendo nessun uomo sulla terra l’autorità per giudicare chi siede sul Trono di Pietro, il cristiano che vuole aderire alla Santa Chiesa fondata da Gesù deve riporre tutta la Sua fiducia in Lui, il Padrone del Campo, che a tempo debito invierà i Suoi angeli. Fino a quel momento quello che è sufficiente che avvenga, attraverso la presenza di una Sede Apostolica Romana, è che si possano riconoscere i confini visibili di quella “società” che è appunto la Santa Chiesa (CCC 816).
Il cattolico che partecipa alla Santa Messa nella sua parrocchia, o nel luogo dove per le proprie condizioni di vita ha la possibilità di recarsi, e tale Messa è celebrata da un Sacerdote validamente ordinato, con la materia del vero pane e vero vino, e le parole della Consacrazione approvate dalla Santa Chiesa, che nonostante tutte le legittime discussioni sono ancora presenti in tutti i Messali della Chiesa Cattolica attualmente in uso, assiste a una Santa Messa validamente celebrata nella quale Nostro Signore Gesù Cristo si rende realmente presente nelle Sacre Specie.
Dalle mani di tale sacerdote egli può ricevere validamente e lecitamente il Santo Sacramento del Corpo di Cristo per nutrirsene ed essere in Comunione con Lui, per obbedire al Suo divino comando, e non è in pericolo di entrare in comunione con gli eventuali peccati o crimini del sacerdote celebrante o di colui che viene nominato nel Canone come Papa. Ed il fedele può essere validamente assolto dai peccati da tale sacerdote, indipendentemente da quale nome egli pronunci nel Canone. In casi di estrema confusione o addirittura di Sede vacante, ciò che rimane essenziale è la validità dei sacramenti, che appunto, sulla scia della Sacra Tradizione, nemmeno i sedevacantisti negano. In casi di estrema necessità il cattolico può ricevere i Santi Sacramenti perfino da un sacerdote incorso nelle più gravi pene canoniche, come i membri delle chiese scismatiche, o perfino chi fosse ridotto allo stato laicale. Questa è la dottrina di sempre della Santa Chiesa!
È paradossale che taluni, volendosi erigere a paladini della Fede Cattolica, neghino poi questa verità innegoziabile che la Sacra Tradizione della Chiesa ha ininterrottamente tramandato.
Soprattutto in Italia, l’errore di costoro mette in grave pericolo la possibilità dei fedeli di ricevere serenamente i Santi Sacramenti, primo mezzo di santificazione del cristiano, perché genera nelle loro coscienze dubbi e confusione infondati, di fronte alla situazione di evidente grave confusione dottrinale.
Inoltre, costoro generano un clima di diffidenza generalizzato e superficiale, legato solo al fatto che si pronunci quel nome nel Canone. Tale diffidenza impedisce ai fedeli di riconoscere i pastori che, pur in mezzo a mille difficoltà, continuano a testimoniare la Vera Fede della Santa Chiesa, insegnando la sana dottrina, aiutando a non cadere nelle trappole dei falsi pastori, che, come “lupi vestiti da agnelli” si sono infiltrati in essa. “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante” (Gv 10,1). Costoro entrano attraverso la buona fede dei semplici che, giustamente, vedendo chi è rivestito di autorità gerarchica nella Santa Chiesa, lo rispettano come rappresentante di Cristo, ma poi abusano di questa fiducia e rispetto per predicare “un vangelo diverso” (Gal 1, 6).
Gesù condanna con una forza ineguagliabile lo scandalo: “Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare!” (Mt 18, 6-7) Ma aveva detto anche: “beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11, 6). È infatti Gesù, che per volontà del Padre, ha istituito la Chiesa sul fondamento degli Apostoli. È lui che ha scelto delle persone che avrebbero potuto tradirlo, e di fatto lo hanno tradito. Non solo Giuda. Gli altri si sono pentiti, ma anche Pietro è stato a suo tempo chiamato Satana da Gesù, perché non pensava “secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8, 33). Infatti: proprio Pietro si era scandalizzato dell’annuncio della Croce! Quale analogia con quello che viviamo adesso! Quanto questo rifiuto di partecipare ai Sacramenti, celebrati dai sacerdoti che pronunciano nel Canone “in comunione con Papa Francesco”, nasconde in realtà il rifiuto della croce del momento presente, per come il Signore permette che sia!
Ora, se noi non accettiamo che la Santa Chiesa possa avere come Ministri degli uomini, che eventualmente possono tradire il Signore, e di fatto purtroppo spesso lo hanno tradito e lo tradiscono, in realtà ci scandalizziamo del Signore, che non ha scelto degli angeli, ma degli uomini come Suoi ministri. L’angelo, all’inizio della sua esistenza, decide a favore o contro il Signore, divenendo angelo buono o demonio, come ci insegna San Tommaso. L’uomo ha la propria libertà a disposizione tutta la vita, fino alla morte, e solo quello che persevera fino alla fine si salverà, ovvero conserverà la propria decisione buona per l’eternità. Questo significa che l’uomo, anche se Apostolo, ha sempre la possibilità di tradire il Signore. E questo per volontà di Dio. Dio non vuole che tradisca, ma nemmeno toglie la libertà con cui potrebbe farlo.
Perciò il Signore, consapevole del fatto che molti, anche Suoi ministri, esattamente come i ministri dell’Antica Alleanza avevano fatto, avrebbero purtroppo tradito la loro missione, avverte i Suoi. E le parabole del Regno sono molto chiare in proposito. La parabola dei vignaioli omicidi è una di queste (Mt 21). Ma la parabola dell’uomo che parte per ricevere il titolo regale non lascia dubbi: si riferisce evidentemente a Gesù e i suoi ministri, non più all’antico Israele. Solo Gesù infatti può essere identificato con questo uomo di nobile stirpe che va a ricevere il titolo regale allontanandosi lungo tempo dalla presenza sensibile e regnante in mezzo ai Suoi sudditi (Lc 19,12). È poi proprio San Giovanni Apostolo che applica direttamente gli avvertimenti di Gesù ai membri della stessa Santa Chiesa: “Figlioli, questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri” (1 Gv 2, 18-19).
Ecco che risulta evidente che la presenza di falsi profeti all’interno della Santa Chiesa Cattolica non è una contraddizione della promessa di Gesù, “le porte degli inferi non prevarranno” (Mt 16, 18). D’altronde, se questa promessa avesse significato che nessuno degli apostoli chiamati da Gesù avrebbe potuto tradirlo, Gesù stesso, nel medesimo Vangelo, si sarebbe contraddetto: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà” (Mt 26, 21). E questa affermazione è fatta addirittura con la formula di giuramento!
Risulta dunque evidente che l’inganno sta in chi identifica che la promessa di Gesù, “non praevalebunt”, con una promessa di assenza di tradimenti. Gesù invece promette che la Chiesa non sarà sopraffatta dalle potenze degli inferi, nemmeno se i tradimenti sono da Lui stesso annunciati. Anzi, Gesù annuncia ai Suoi che saranno perseguitati proprio dentro la loro casa: “i nemici dell’uomo sono quelli di casa sua” (Mt 10, 36). “Anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato” (Gv 16, 2-4).
Quindi, chi veramente ha fede nelle parole di Gesù, non ha paura dei tradimenti dei successori degli Apostoli, e non se ne scandalizza, perché ricorda la Parola di Gesù, e sa che essi non prevarranno sulla potenza di Gesù né sulla Sua Santa Chiesa. Proprio il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel brano già citato, prosegue: “La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa, secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male” (CCC 677). Se dunque osserviamo che taluni successori degli Apostoli, come Giuda, consegnano i veri credenti nelle mani dei loro nemici, perché vengano annientati, se questo ci appare come un processo che porta alla morte della Chiesa visibile, non possiamo temere che questo contraddica la promessa di Gesù Cristo, né che questa sia la vittoria del maligno sul Regno di Dio. La Fede proclamata ufficialmente e solennemente dalla Santa Chiesa attraverso il Catechismo ci annuncia proprio questo fatto.
Chi ha questa fede non ha nemmeno paura di guardare in faccia tali tradimenti, e denunciarli, per evitare che i fedeli più deboli possano cadere in trappola. Il vero pericolo non è infatti che i veri cristiani siano consegnati nelle mani dei nemici di Dio. Il pericolo più grande è che possano non distinguere il Bene dal male, la Verità dalla menzogna, la Luce dalle tenebre. Se cadessero nel cammino della menzogna, perché erroneamente convinti di seguire dei veri ministri di Dio, potrebbero correre il pericolo di dannarsi. “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione” (Mt 26, 41).
I veri pastori sono quindi chiamati ad aiutare i fedeli a discernere i falsi profeti, affinché non affidino ad essi la propria fede. Quando infatti un ministro di Dio insegna una dottrina diversa da quella di Gesù, i fedeli che la ascoltassero rischierebbero di cadere in errore. Costui non deve essere accettato da chi vuol essere di Gesù. “Se anche noi stessi, o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 6, 1-9). L’Apostolo è molto chiaro, e parla di “noi stessi”, gli Apostoli!
Perciò è dovere di qualunque pastore della Chiesa avvertire i fedeli circa i falsi pastori. Anche nel giuramento previsto dalla Santa Chiesa per chi riceve un ufficio si giura di combattere l’errore. Gesù dice: “Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.” (Gv 10, 10-13) Chi ama le pecore le protegge dal lupo, che è il seminatore della menzogna. Il vero pastore annuncia la Verità, che libera le pecore dal lupo, anche se dovesse pagare per questo con la sua stessa vita, a imitazione di Cristo, l’unico Vero Buon Pastore del gregge.
Dopo il mio testo dell’anno scorso (https://www.marcotosatti.com/2020/04/02/rinnovata-professione-di-fede-di-francesco-derasmo/) , vedendo che era stato troppo frettolosamente manipolato da coloro i quali esortano i fedeli cattolici a disertare i Santi Sacramenti celebrati da chi nomina “Papa Francesco” nella Santa Messa, avevo deciso di affidare al silenzio e alla preghiera le numerose nuove riflessioni che mi sorgono di fronte ai numerosi nuovi attacchi alla Fede Cattolica provenienti proprio da chi siede sulla Cattedra che dovrebbe essere dell’Apostolo Pietro e dei Suoi Successori. In tutto questo tempo ho offerto al Signore le innumerevoli sofferenze che tale silenzio mi provocava, e ho pregato ricordando sempre le parole del Santo Pontefice Gregorio Magno, nella «Regola pastorale» (Lib. 2, 4; PL 77, 30-31): “Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch’è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch’è giusto e, al dire di Cristo ch’è la Verità, non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari. Fuggono all’arrivo del lupo, nascondendosi nel silenzio”. Io non ho taciuto per paura, ma per evitare di aumentare il pericolo di collaborare involontariamente con coloro che inducono i fedeli a disertare i Santi Sacramenti.
Ma ora, di fronte a ripetuti nuovi attacchi contro la Verità della Fede Cattolica, di una portata sempre più violenta e grave, perché condotti con menzogne sottili e subdole, approfittando della debolezza delle pecore (i fedeli), spesso incolpevolmente impreparati a tali attacchi, per non avere ricevuto una adeguata formazione nella fede, sento nuovamente la responsabilità di svolgere il mio servizio alla Verità che è Gesù Cristo, anche attraverso questo mezzo. Non è mio merito ciò che il Signore mi dona di riconoscere, ed è perciò un dono che gratuitamente ho ricevuto e gratuitamente metto a disposizione di chi cerca la Verità.
Continua infatti San Gregorio: “Cos’è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio? Se invece si batte per la difesa del gregge, costruisce contro i nemici un baluardo per la casa d’Israele. Per questo al popolo che ricadeva nuovamente nell’infedeltà fu detto: «I tuoi profeti hanno avuto per te visioni di cose vane e insulse, non hanno svelato le tue iniquità, per cambiare la tua sorte» (Lam 2, 14). Nella Sacra Scrittura col nome di profeti son chiamati talvolta quei maestri che, mentre fanno vedere la caducità delle cose presenti, manifestano quelle future. La parola di Dio li rimprovera di vedere cose false, perché, per timore di riprendere le colpe, lusingano invano i colpevoli con le promesse di sicurezza, e non svelano l’iniquità dei peccatori, ai quali mai rivolgono una parola di riprensione. Il rimprovero è una chiave. Apre infatti la coscienza a vedere la colpa, che spesso è ignorata anche da quello che l’ha commessa. Per questo Paolo dice: «Perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono» (Tt 1, 9). E anche il profeta Malachia asserisce: «Le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti» (Ml 2, 7). Per questo il Signore ammonisce per bocca di Isaia: «Grida a squarciagola, non aver riguardo; come una tromba alza la voce» (Is 58, 1). Chiunque accede al sacerdozio si assume l’incarico di araldo, e avanza gridando prima dell’arrivo del giudice, che lo seguirà con aspetto terribile.
Ma se il sacerdote non sa compiere il ministero della predicazione, egli, araldo muto qual è, come farà sentire la sua voce?”
Anzitutto devo ricordare alcuni aspetti che riguardano i farmaci prodotti e somministrati in questi mesi, quale presunta protezione dalla malattia che ha determinato in qualche modo le vicende della vita di tutto il mondo in questi ultimi due anni. Questi farmaci sperimentali sono prodotti anche attraverso l’uso di quello che comunemente viene chiamato “linee cellulari”. La CdF ha pubblicato una nota il 21 dicembre 2020 in cui cita la medesima Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruz. Dignitas personae, n. 35: “Quando l’illecito è avallato dalle leggi che regolano il sistema sanitario e scientifico, occorre prendere le distanze dagli aspetti iniqui di tale sistema, per non dare l’impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste. Ciò infatti contribuirebbe a aumentare l’indifferenza, se non il favore con cui queste azioni sono viste in alcuni ambienti medici e politici”. Il testo che pone questa citazione in nota, però afferma nel corpo del testo: “l’uso lecito di tali vaccini non comporta e non deve comportare in alcun modo un’approvazione morale dell’utilizzo di linee cellulari procedenti da feti abortiti”. La contraddizione in termini è palese a chi ha un po’ di dimestichezza con il linguaggio giuridico o filosofico, ed è minimamente formato all’uso della logica. Il fedele semplice e ingenuo ritiene invece che il corpo del testo attuale stia affermando la stessa cosa che è riportata in nota, e perciò “inghiottisce” il veleno della menzogna insieme allo “zucchero” della verità. La menzogna velenosa è la parolina “lecito” accostata all’uso di tali prodotti, mentre la verità che la addolcisce è la denuncia del male.
Ma io non rendo lecito un atto cattivo perché, mentre lo compio, dichiaro che è da evitare!
Somma di tutte le ipocrisie!
Nemmeno i farisei del tempo di Gesù erano mai arrivati a tanto! Sicuramente dal fondo dell’inferno applaudiranno felici alla abilità diabolica di questi nuovi loro proseliti che superano il maestro nel costruire sepolcri imbiancati! Come è evidente l’ipocrisia di chi firma il suddetto testo contenente la seguente affermazione: “Nello stesso tempo, appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria” e poi di fatto mette in atto tutto quanto è in suo potere per obbligare coloro su cui esercita più o meno lecitamente la propria autorità!
Il Catechismo ricorda che si “coopera ai peccati commessi da altri” “comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli”, e inoltre “non denunciandoli o non impedendoli, quando si è tenuti a farlo” (CCC 1868). Al numero 2275 condanna inoltre, nell’ambito della riflessione sull’omicidio volontario in merito al quinto comandamento, la “produzione di embrioni umani destinati a essere sfruttati come “materiale biologico” disponibile”. È impressionante il gioco di parole con cui nel recente testo della CdF si manipola il Sacro Magistero per indurre i semplici, anche rafforzando affermazioni che non hanno alcuna prova scientifica, ad aderire ad un comportamento che, come il testo che pur viene citato sottolinea, risponde a logiche perverse del sistema sanitario e politico.
A questo proposito è bene ricordare che la Santa Chiesa Cattolica, osservando la Parola del Suo divino Fondatore, ha sempre insegnato che mai è lecito fare un bene attraverso il male. La lettera enciclica Veritatis Splendor di S. Giovanni Paolo II sviscera approfonditamente questo tema con magistero solenne e definitivo.
Caifa fu il più appariscente caso della storia che proclamò il principio che pare ora ispirare tutti coloro che hanno potere di governare nel mondo: “Disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera»” (Gv 11, 49-50).
Ora purtroppo si sta portando questo principio alle sue inevitabili conseguenze: non si sacrifica uno solo, ma molti, per ciò che alcuni, ponendosi al di sopra della legge di Dio, affermano che sia il bene del popolo. E questo con la benedizione di coloro che si presentano come ministri della Chiesa di Gesù Cristo!
Ci conforti a questo proposito il commento del Santo Vangelo: “Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 51-52). Il sacrificio di tanti innocenti sia accolto dal Padre in unione all’unico sacrificio salvifico di Gesù per la salvezza di tutti!
Impressiona non poco che Bergoglio abbia firmato un testo che confonde sulla moralità degli atti che pongono fine alla vita di bambini innocenti in modo così terrificante, un testo tutto intriso di contraddizione, menzogna e ipocrisia, proprio nel giorno in cui Dio ha permesso che egli venisse alla luce!
Dio abbia misericordia di lui e lo converta!
“Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni” (Mt 7,18). Un Figlio di Dio, non può parlare in modo menzognero, né un figlio del maligno dire la verità. “Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3, 20-21).
Se dunque con la menzogna non si ha pudore nel tentare di far passare come “moralmente accettabile” la cooperazione con ciò che il vero Magistero della Santa Chiesa da sempre condanna come un peccato “che grida vendetta al cielo” (CCC 2268), quale male terribile non si potrà voler raggiungere attraverso tale mezzo? “Non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo” (Lc 6,43) Molti scienziati, cattolici e non, liberi da minacce o compensi di alcun tipo, avvertono della grave pericolosità dei prodotti che vengono proposti con violenza sempre crescente dal mondo politico nel momento presente, presentandoli come unica soluzione alla crisi che stiamo vivendo, affinché tutti si sottopongano alla sperimentazione, scaricando perfino la responsabilità sulle vittime, che spesso nemmeno si rendono conto che con le proprie firme rendono impunibili tutti coloro che li stanno usando come cavie.
Certamente, anche riguardo alla possibile manipolazione del patrimonio genetico umano come mezzo per raggiungere la presunta sicurezza sanitaria, la vera Fede Cattolica ha molto da dire.
Il primo comandamento ci ricorda che nulla è al di sopra di Dio. Lo slogan che viene utilizzato per manipolare le menti delle masse in questo momento è invece l’esatto opposto di questo comandamento. Si afferma continuamente, anche all’interno delle nostre chiese: la salute viene prima di tutto.
NO! Dio solo viene prima di tutto!
E lo stesso CCC ai numeri 2292-2294 ricorda i limiti della ricerca scientifica.
Tutto questo è calpestato dall’ingannevole illusione di risolvere i problemi manipolando il progetto di Dio sulla nostra realtà biologica come se noi ne potessimo disporre a piacimento. Ancora una volta il Catechismo ci ricorda che questo è l’azione dell’anticristo: “una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente dei loro problemi, al prezzo dell’apostasia della verità” (CCC 675). Se la benedizione vaticana sull’uso delle pratiche sperimentali in massa è ciò che rende possibile l’espansione quasi totale del dominio di una scienza che non riconosce più la Signoria di Dio, siamo proprio davanti allo svelamento del “Mistero d’iniquità” di cui parla il Catechismo! Benedetto il Signore, che “svela i segreti dei cuori”! (Lc 2,35)
L’uomo si pone al posto di Dio. Ma Gesù ci ricorda: “non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello” (Mt 5,36-37) Figuriamoci se è lecito all’uomo manipolare il patrimonio genetico della popolazione mondiale! Ed è quanto mai significativo che questo brano Gesù lo proponga proprio in un contesto in cui sta parlando della necessità della schiettezza e sincerità assoluta richiesta a chi Lo vuole seguire: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt 5,37).
Il testo della CdF parla di cooperazione al male, ma remota, e quindi moralmente accettabile. Il sì mescolato con il no. Il credente chiede: è bene o male? E la risposta è che è un po’ e un po’. Ecco il di più che viene dal maligno. Questo documento non rende lecito proprio nulla, ma scarica anch’esso la responsabilità su chi agisce. Infatti, se lo si legge con serietà, si nota che si elencano numerose condizioni, che poi non si danno nella realtà. Ma se anche uno ritenesse di compiere un atto così grave perché la Congregazione della Dottrina della Fede lo ha dichiarato moralmente accettabile, davvero qualcuno si illude che il Giudice Divino si farà influenzare da quel testo
Tutto questo rivela un peccato molto più grave: la totale mancanza di fede in Dio.
L’umanità è caduta in una trappola causata proprio dalla propria imprudenza nel trattare ciò che non gli appartiene senza rispetto per i limiti imposti da Dio. Solo i faziosi, tra gli scienziati veramente competenti, negano che la situazione attuale sia stata causata da operazioni umane con il patrimonio genetico di vari esseri viventi e dell’uomo.
Ma questa umanità ribelle, invece che fare penitenza di fronte a Dio, ha addirittura l’illusione di poter raggiungere la soluzione attraverso la medesima strada perversa! E i ministri ribelli della Santa Chiesa di Dio, invece che esortare i fedeli a fuggire da queste trappole diaboliche, confidando nella Misericordia di Dio, ed accettando umilmente i Suoi castighi per espiare le nostre colpe, spinge le pecore deboli a cadere proprio nella bocca del lupo, confidando addirittura in coloro che hanno generato quella stessa situazione, da cui ora, mentendo, promettono di volerci liberare.
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e dal Signore si allontana il suo cuore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere. Benedetto l’uomo che confida nel Signore” (Ger 17, 5-7). Il Signore avvertiva già il popolo dell’antica alleanza. Ma ora è Gesù stesso che si rivolge a coloro che operano tale iniquità: “Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore. L’uomo buono dal suo buon tesoro trae cose buone, mentre l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae cose cattive” (Mt 12, 34-35). “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?” (Mt 23, 29-33).
Ecco però che voi siete pronti, prontissimi, dall’alto del vostro potere in Vaticano, e spesso anche nelle Curie diocesane, a castigare coloro che cercano di vivere la fede seguendo la Santa Tradizione della Chiesa, e invece lasciate impuniti coloro che la calpestano. E la vostra ipocrisia è evidente a tutto il mondo!
Condannate a parole la benedizione della vita di peccato di chi pratica la sodomia con un documento della CdF (“Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso, 15.03.2021”) e poi non fate nulla di fronte ai pastori che pubblicamente ostentano l’inosservanza di tali indicazioni!
Se però alcuno osa tentare di restare fedele al “Depositum fidei” viene perseguitato con ogni mezzo e deve sentirsi straniero a casa propria.
Ma Gesù vi ha già condannato: “Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l’altare. In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione” (Mt 23, 34-36). E questa è la cosa più triste: che voi non riconoscete che il male che state commettendo attira l’ira di Dio non solo su di voi, ma su tutta questa generazione, e gli innocenti pagheranno un prezzo altissimo per causa vostra!
Non a caso Gesù aveva profetizzato di voi, già rivolgendosi ai vostri antenati: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei” (Mt 23, 2-4).
Ecco però che ultimamente vi siete smascherati da soli. Il perfido documento circa la celebrazione della Santa Messa secondo il Rito Perenne della Chiesa Cattolica Romana, promulgato da San Pio V, e riconosciuto irrevocabile, anche molto recentemente da Benedetto XVI (Lettera Apostolica “MOTU PROPRIO DATA” SUMMORUM PONTIFICUM, 7 luglio 2007), lo avete preparato forse in modo troppo frettoloso.
Ora mi rivolgo nuovamente ai fedeli cui indirizzo questo mio scritto.
La recente Lettera Apostolica “Traditionis custodes”, emanata dal Vaticano in data 16 luglio 2021 afferma: “Art. 1. I libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano”.
Il riferimento è a uno dei pilastri della dottrina cristiana, fin dall’epoca patristica. L’espressione usata è “lex orandi”. Questa formula indica la “regola della preghiera”. Ma l’uso di questo termine, nella Santa Dottrina, lo identifica con la “lex credendi”, “la regola della fede”. In parole semplici: la Chiesa afferma che si prega in modo conforme alla fede. Questa profonda identità è stata anche la strada per il riconoscimento dei primissimi dogmi cristologici della Santa Chiesa. Se pertanto questo recente documento identifica la “lex orandi” esclusivamente con il nuovo rito del 1970, e nella pratica delle indicazioni del documento stesso fa intendere che l’uso del rito precedente deve essere considerato come pura concessione in casi eccezionali, sottilmente, senza dirlo esplicitamente, ma realizzandolo attraverso la normativa, si sta frapponendo una distanza e una differenza tra questa “lex orandi” e quella del rito precedente. La “lex orandi” del Rito del 1970 infatti sarebbe l’unica! Ma se la “lex orandi” è la “lex credendi”, significa che si sta insinuando una distanza e una differenza tra la fede espressa dal Rito che si vuole affermare unico, e quello che si vuole relegare nell’ambito delle concessioni. Pertanto, attraverso la normativa, si afferma che l’unica vera fede della Chiesa sarebbe quella di chi può eventualmente concedere una sua espressione conforme a quella di sempre in alcuni casi molto limitati, ma ritiene che si esprima “unicamente” nella forma del Nuovo Messale di Paolo VI. Perciò: chi volesse esprimere la propria fede in un modo conforme a come la espressero tutti i cristiani che ci hanno preceduto, fino al 1970, è da considerarsi uno che compie qualcosa di semplicemente tollerato, non veramente conforme all’unica “lex orandi”, che però è anche l’unica “lex credendi”. Quindi chi desiderasse esprimere la “lex credendi “ di sempre attraverso la “lex orandi” di sempre deve chiedere il permesso, e non è detto che ciò gli sia concesso. Se però la “lex credendi” di prima è diversa, perché la attuale è l’”unica”, come unica è la “lex orandi”, allora chi ha emanato questo documento non ha più una fede “una” con la fede apostolica (Ef 4, 5).
Insomma: la fede di sempre non è più di casa nella chiesa governata da chi ha emesso questo documento!
Signor Jorge Mario Bergoglio, la chiamo così perché, anche se nessuno ha il potere di giudicarLa, Lei non nasconde le sue rinnovate eresie ed apostasie dalla Fede Cattolica quasi quotidiane, perdendo per il diritto stesso il proprio Ufficio (munus); signori tutti che collaborate con questo suo governo della Santa Chiesa: ricordatevi che state firmando la vostra condanna. Siete proprio voi che state dichiarando in modo sempre meno velato che la vostra fede non è la stessa di Pietro, sulla quale Gesù ha fondato la Sua Chiesa. “Ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Cor 3, 10-11).
Se la vostra fede ritiene come qualcosa di appena tollerabile, e solo alle vostre condizioni, l’espressione bimillenaria di quella fede che hanno professato tutte le generazioni di Santi che ci hanno preceduto, e che cantano nelle Schiere Celesti la Gloria del Signore, chi è fuori posto nella Santa Chiesa fondata da Gesù Cristo siete voi! Potete ingannare gli uomini, ma non ingannerete il Signore!
Io non ho avuto la grazia di conoscere al tempo della mia formazione l’augusto Rito Tridentino della Santa Messa, ma non lo ritengo un ospite scomodo. Vivo il Rito Romano attuale come una declinazione di quello antico, imperfetta, ma valida: proprio perché, grazie a Dio, ancora non ha perduto la totalità del suo contenuto essenziale. Spero di avere l’occasione di poter celebrare il Rito Tridentino adeguatamente, come ancora non sono riuscito mai a fare, pur avendo iniziato ad imparare. Non è perciò il rito che mi preoccupa.
Ma se voi ritenete che, chi ama tale Rito Tridentino come espressione immortale della “Lex orandi”, che coincide con la “Lex credendi” della Santa Chiesa Cattolica, sia solo un ospite difficilmente tollerabile, che porta divisione, sappiate che siamo noi, che invece crediamo la stessa Fede dei Santi Apostoli, che stiamo tollerando voi, secondo l’esortazione alla carità fattaci dall’Apostolo (1 Cor 13), e ricordate inoltre che siete proprio voi che state portando divisione e distruzione nella Santa Chiesa di Dio, con la vostra insofferenza verso tutto ciò che i Santi Padri ci hanno trasmesso, fedeli al Comando di Gesù Cristo, e non pretendendo di inventare un nuovo vangelo e fondare una nuova chiesa, come costantemente state facendo voi!
Voi potete continuare ad abusare dell’autorità che avete conquistato, con mezzi leciti o molto più verosimilmente illeciti, in modo valido o molto più verosimilmente invalido, ma la Santa Chiesa, l’Unica Apostolica Cattolica Romana, appartiene da sempre e per sempre al Suo unico Pastore, Gesù Cristo, che avrà sempre cura di noi, anche nella valle oscura, e non ci abbandonerà nelle tenebre e nell’ombra della morte, e ci libererà dalle mani dei nemici, anche se tali nemici doveste essere proprio voi (Sal 23 e Lc 1, 79).
“Scio cui credidi – so infatti a chi ho creduto e sono convinto che Egli è capace di conservare il mio deposito fino a quel giorno”, e di Lui solo io “io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro” (1 Tim 11-12), come ogni vero sacerdote della Vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Ai fedeli cattolici, che rimangono sconcertati di fronte a quello che sta accadendo, ricordo le parole del nostro Catechismo: “il discepolo di Cristo accetta di vivere nella verità, cioè nella semplicità di una vita conforme all’insegnamento del Signore” (CCC 2470), “Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità: « Tutti i cristiani, dovunque vivono, sono tenuti a manifestare con l’esempio della vita e con la testimonianza della parola l’uomo nuovo, che hanno rivestito col Battesimo, e la forza dello Spirito Santo, dal quale sono stati rinvigoriti con la Confermazione ». Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. « Lasciate che diventi pasto delle belve. Solo così mi sarà concesso di raggiungere Dio » (CCC 2472-2473).
“L’autorità non trae da se stessa la propria legittimità morale. Non deve comportarsi dispoticamente, ma operare per il bene comune come « forza morale che si appoggia sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto »: « La legislazione umana non riveste il carattere di legge se non nella misura in cui si conforma alla retta ragione; da ciò è evidente che essa trae la sua forza dalla Legge eterna. Nella misura in cui si allontana dalla ragione, la si deve dichiarare ingiusta, perché non realizza il concetto di legge: è piuttosto una forma di violenza ». L’autorità è esercitata legittimamente soltanto se ricerca il bene comune del gruppo considerato e se, per conseguirlo, usa mezzi moralmente leciti. Se accade che i governanti emanino leggi ingiuste o prendano misure contrarie all’ordine morale, tali disposizioni non sono obbliganti per le coscienze. « In tal caso, anzi, chiaramente l’autorità cessa di essere tale e degenera in sopruso »” (CCC 1902-1903).
Anche nel caso della Santa Chiesa l’autorità non è assoluta. “La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l’uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che l’uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina: La coscienza « è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. […] Essa è la messaggera di Colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo »” (CCC 1778). Mai un ordine o una indicazione dell’autorità ecclesiastica supera in autorità la coscienza. Questa è la fede proclamata dal Magistero Solenne della Santa Chiesa.
Restiamo dunque in pace, fermi nel compiere il bene ed evitare il male, nell’obbedire al Signore Gesù Cristo attraverso la fedeltà all’Insegnamento Autentico della Chiesa da Lui stesso fondata come mediatrice della Sua Grazia di Salvezza. Attingiamo ai Santi Sacramenti fino a quando il Signore ce ne farà dono, senza frapporre ostacoli ingannevoli.
Preghiamo per l’intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, per i meriti e la mediazione della Madre di Dio Maria Santissima, che Gesù ci ha donato come nostra Madre dalla Santa Croce, certi della protezione dei Santi Angeli, che il Signore ha promesso ai Suoi piccoli, che contemplano il Suo Volto notte e giorno.
E con fiducia nella Promessa del Signore perseveriamo fino alla fine, perché così saremo salvi (Mt 24, 13). Amen
***
Nota Bene:
Le suesposte riflessioni esprimono convinzioni di fede e riguardano la
religione dell’autore, Si tratta di convinzioni personali che sono
esposte appunto con la finalità esclusiva di testimoniare la propria
fede e le proprie convinzioni, Qualunque interpretazione che le
volesse leggere in chiave offensiva o lesiva della dignità delle
persone citate o di qualunque altra persona o realtà, cui si ritenesse
che il testo faccia allusione, è totalmente esclusa dalla volontà
dello scrivente.
Se nonostante le intenzioni qualcuno si sentisse offeso, fin da subito
chiedo umilmente perdono, Non è mai stato nelle mie intenzioni.
Per il cristiano la testimonianza della verità è il più alto atto di
amore verso il prossimo e così è la mia intenzione.
Quanto detto riguarda anche la mia predicazione e qualsiasi altra
parola da me proferita o scritta.
Ribadisco la totale buona volontà nello scrivere, Il mio desiderio è
solo di testimoniare la verità.
In particolare ribadisco la mia totale e incondizionata volontà di adesione alla
Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana e di umile sottomissione alla
autorità del Romano Pontefice Vicario di Cristo, secondo la fede e la
legge della Santa Chiesa, e che né il presente scritto né quello
citato significano alcuna cosa in contrario, ma proprio questo!
In fede
Francesco d’Erasmo, sacerdote cattolico
Tarquinia, 29 luglio 2021, Santa Marta.