
PREMESSA: LA NOVITA’ INTRODOTTA DALL’INSEGNAMENTO DI GESU’ CRISTO RISPETTO ALL’EBRAISMO BIBLICO
Come ben noto i Cristiani, sia Gentili che Ebrei Cristiani delle origini, tra i quali gli Apostoli in primis, accolgono anche la tradizione e la fede ebraiche dell’Ebraismo Biblico. Gesu’ Cristo e’ infatti lo stesso Messia di cui parla tutto l’Antico Testamento.
Tuttavia, a seguito dell’insegnamento impartitoci da Gesu’ Cristo differenze significative sono state introdotte da Gesu’ Cristo rispetto alla legge e tradizioni ebraiche (Ebraismo Biblico). Gesu’ infatti, rivolgendosi ai discepoli e alle folle che lo seguivano, afferma “non vi salverete se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei.“
La differenza e’ data dal nuovo comandamento di Gesu’ “amate i vostri nemici”. Gesu’ infatti afferma:
“Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio.” (Luc 6:27-35).
Il nuovo comandamento di Gesu’ Cristo ci chiede di amare i nemici, superando la ben nota tradizione biblica ebraica “dell’occhio per occhio e dente per dente” (Exod., II, 21, 23). ll suo significato è legato ad una usanza tipicamente ebraica che stabiliva, in mancanza di leggi precise, una sorta di rimborso: la vittima poteva infliggere un torto di pari entità a chi glielo aveva causato.
Si tratta quindi di una differenza cruciale tra l’insegnamento di Cristo e la religione dell’ebraismo biblico.
IL PECCATO NELLA FEDE CRISTIANA
Un altro insegnamento riguarda il significato di peccato.
Gesu’ stesso infatti ci ha spiegato che le colpe dei padri, ad eccezione del peccato originale di Adamo ed Eva, non ricadono sui figli.
Il peccato originale di Adamo ed Eva implica infatti la loro cacciata definitiva dal Paradiso Terrestre, da cui segue che anche tutti i loro discendenti, inclusi noi, ne siano stati privati per sempre.
Sorge quindi la questione delle differenze del concetto di peccato secondo la fede cristiana e secondo l’ebraismo (sia biblico che rabbinico, cioe’ contemporaneo).
IL CARATTERE PERSONALE DEL PECCATO NEL CRISTIANESIMO
Nel Cristianesimo il peccato e’, di norma (i.e.,salvo il peccato originale), puramente responsabilita’ individuale, Questo realizza il cosiddetto Principio di responsabilita’ individuale.
Questo principio e’ conseguenza della stessa creazione dell’uomo.
Dal libro della Genesi 1,26 leggiamo che al sesto giorno Dio disse:
«Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
Adamo ed Eva sono dunque stati dotati da Dio del libero arbitrio. Alla base del peccato originale commesso da Adamo ed Eva (Genesi 3, 1-13) e la conseguente cacciata dal Paradiso terrestre (Genesi 3,22-24) c’e’ infatti il libero arbitrio, cioe’ la facolta’ di discernere e quindi di scegliere tra il bene e il male. Cio’ significa che Dio ha dotato ogni uomo (a partire da Adamo ed Eva) di questa facolta’ sin dall’inizio.
IL PECCATO NELL’EBRAISMO BIBLICO
Nell’ebraismo biblico (ovvero l’ebraismo messianico dei Farisei basato sulla Torah ed esistente anche al tempo di Cristo) il concetto di peccato appare del tutto regolato dalla Bibbia. Al riguardo ecco un documento fondamentale tratto la Libro di Ezechiele.
Ezech 18:20-28
Cosi dice il Signore: «L’anima che avrà peccato, quella morrà: il figlio non porterà l’iniquità del padre, né il padre quella del figlio: sul capo del giusto sarà la giustizia e su quello dell’empio l’empietà. Ma se l’empio fa penitenza di tutti i suoi peccati, osserva i miei comandamenti, e agisce secondo equità e giustizia, avrà la vera vita e non morrà. Non ricorderò più nulla di tutte le iniquità da lui commesse; avrà vita per la giustizia da lui praticata.
Quindi anche nell’ebraismo biblico le colpe dei padri non ricadono sui figli!
IL PECCATO NELL’EBRAISMO RABBINICO
Invece al contrario, secondo l’Ebraismo Rabbinico (cioe’ l’ebraismo contemporaneo basato sul Talmud e sviluppatosi gradualmente a partire dalla distruzione del tempio di Gerusalemme nel 70 d.C.) le colpè dei padri ricadono sui figli (Principio ereditario). La sua base teologica e’ rappresentata dal testo del Talmud, contenente una raccolta storica di commenti rabbinici della Torah. Tale testo che e’ ritenuto sacro dallo stesso Ebraismo Rabbinico e’ tuttavia caratterizzato da contraddizioni sia tra i vari testi rabbinici che con la stessa Legge Mosaica.
Precisamente, secondo l’Ebraismo Rabbinico, il Principio ereditario e’ il seguente:
1) la ricchezza ereditata (dal padre o dalla madre) e’ considerate un bene, in quanto interpretata come segno di benevolenza di Dio.
2) le colpe assumono/possono avere un carattere collettivo, di un popolo intero, in quanto ricadenti sui loro familiari e discendenti.
IL PECCATO ORIGINALE NELL’EBRAISMO RABBINICO
In base allo stesso principio, e’ evidente che anche il peccato di Adamo ed Eva (o peccato originale) dovrebbe ricadere automaticamente su tutti uomini sin dalla loro nascita.
Tuttavia, sorprendentemente, nell’Ebraismo Rabbinico l’idea stessa di peccato originale viene negata!
Peraltro occorre osservare che il concetto di Peccato Originale, essendo strettamente legato all’attesa messianica (ovvero l’avvento del Messia) appare invece presente sia nell’Ebraismo Biblico (1) che nell’ebraismo del cosiddetto periodo dell’ellenismo e in testi apocrifi dell’ebraismo in epoca medievale.
Ma qual’e’ la possibile spiegazione (logica o meno) della negazione del peccato originale?
PERCHE’ L’EBRAISMO RABBINICO NEGA IL PECCATO ORIGINALE?
La logica spiegazione di questa posizione risiede nel rifiuto radicale da parte dell’ebraismo rabbinico di tutte le profezie sul Messia contenute nella Torah, ovvero il Pentateuco dell’Antico Testamento secondo i Cristiani. Cio’ implica il loro rifiuto di Gesu’ Cristo quale Figlio di Dio e Messia Redentore, ovvero che redime e salva gli uomini dal peccato originale tramite il suo sacrificio in croce (profezia di Re Davide) e la sua resurrezione dopo tre giorni.
Sacrificio cui peraltro e’ stato condannato dal Sinedrio di Caifa (Yosef Bar Kayafa) e dalla folla di ebrei presenti davanti a Pilato con la loro tremenda invocazione «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli».»! Infatti, come i Farisei al tempo di Gesu’, coltivano tuttora l’idea di un Messia esclusivamente umano, sia pure inviato da Yahve’, che dovrebbe restaurare il regno di Israele in Terra, e in particolare ricostruire il (terzo) tempio di Gerusalemme, quindi con fine puramente politico per il solo stato di Israele. Ma la profezia biblica di Daniele ci dice invece che il suo regno e’ per sempre, riguarda tutti i popoli e che non potra’ mai essere distrutto:
[Daniele 7:13-14] Io guardavo, nelle visioni notturne, ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile a un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; 14 gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto.
Si tratta quindi del Regno di Dio!
LA NECESSITA’ DELLA REDENZIONE NELL’AT
I diversi termini usati nella Bibbia per indicare il Paradiso e l’inferno (Sceol, Ades, geenna, il lago di fuoco, il Paradiso, e il seno di Abramo) sono oggetto di molto dibattito e possono generare confusione.
E’ interessante osservare che la necessita’ della Redenzione da parte del Messia emerge anche dalla Bibbia. Si vedano, per esempio, al riguardo i frammenti della cosiddetta Apocalisse di Sofonia. Infatti le anime buone degli Ebrei defunti non andrebbero – secondo la Bibbia – in Paradiso, che resta loro precluso a causa del peccato originale. Bensi’ vanno “nel seno di Abramo“. La citazione di questa formula e’ facilmente reperibile nell’AT, vedasi per esempio anche il Quarto libro dei Maccabei (13:17).
Spesso nella letteratura giudaica il luogo dei trapassati viene infatti denominato con l’espressione “seno di Abramo”, come luogo nel quale riposano i giusti. Secondo la religione Cristiana, in questo luogo riposano coloro che sono morti precedentemente alla resurrezione di Cristo. Tuttavia il termine “seno di Abramo”, subirà col tempo una serie di variazioni semantiche secondo l’esegesi ebraica. Infatti nel Talmud “seno di Abramo” sarebbe inteso come sinonimo di “Cielo”. Nei vangeli vi è un solo riferimento al “seno di Abramo” ed e’ contenuto nella storia del ricco e di Lazzaro (Luca 16:19-31).
La parola “Paradiso” viene usata come un sinonimo di “Cielo” (2 Corinzi 12:4; Apocalisse 2:7). Quando Gesù si trovava in punto di morte sulla croce ed uno dei ladroni crocifissi con Lui Gli chiese misericordia, Gesù rispose: “In verità ti dico: oggi tu sarai con me in Paradiso” (Luca 23:43). Gesù sapeva che la Sua morte era imminente e che presto sarebbe stato in Cielo con Suo Padre. Gesù parlò di Paradiso come sinonimo di “Cielo”, e la parola è stata associata ad un luogo di grazia e delizia ideali.
Ci sono delle differenze di opinione in merito a cosa rappresenti per l’esattezza esattamente il “seno di Abramo”. Quanti credono che la storia abbia luogo dopo la morte del Messia e la Sua resurrezione, vedono il seno di Abramo come un sinonimo del “Cielo. Quelli che credono che la storia abbia luogo prima della crocifissione vedono “il seno di Abramo” come un altro termine per definire il “Paradiso”.
Nelle Scritture ebraiche la parola usata per descrivere il regno dei morti è Sceol. Essa significa semplicemente “luogo dei morti” o il “luogo delle anime/spiriti defunti”. La parola greca usata nel Nuovo Testamento per “inferno” è Ades, che si riferisce anche al “luogo dei morti”. Anche la parola greca gehena viene usata nel Nuovo Testamento per “inferno” e deriva dalla parola ebraica hinnom. Altre Scritture nel Nuovo Testamento indicano che Sceol/Ades è un luogo temporaneo in cui vengono custodite le anime dei miscredenti mentre attendono la resurrezione e il giudizio finale del Grande Trono Bianco . Al contrario, le anime dei giusti si recano direttamente alla presenza di Dio (Cielo/Paradiso/seno di Abramo) alla loro morte (Luca 23:43; 2 Corinzi 5:8; Filippesi 1:23).
Il lago di fuoco, menzionato solo in Apocalisse 19:20 e 20:10, 14-15, è l’inferno finale, il luogo di tormento eterno per tutti i ribelli impenitenti, sia angelici che umani (Matteo 25:41). Viene descritto come un luogo di zolfo ardente, i cui residenti sperimentano un’agonia eterna, indicibile e inarrestabile. Coloro che hanno respinto Cristo e si trovano nella dimora temporanea dei morti nell’Ades/Sceol avranno come destinazione finale il lago di fuoco.
LA QUESTIONE DELL’ODIOSA ACCUSA DI RAZZISMO E ANTISEMITISMO AI CATTOLICI
C’e’ poi una questione che e’ in qualche modo legata al concetto di peccato presente nell’Ebraismo Rabbinico. E riguarda l’accusa di razzismo rivolta ai Cristiani dagli Ebrei contemporanei. La base teologica ebraica e’ data dal carattere del peccato collettivo che sussiste pero’ soltanto nell’ebraismo rabbinico; vedi paragrafo precedente. Peccato collettivo (dei padri) che, infatti, viene invece esplicitamente e definitivamente escluso da Gesu’ Cristo in persona in base all’affermazione che “le colpe dei padri non ricadono sui figli”.
Il principio del Peccato ereditario e’ anche lo stesso motivo per cui Ebrei contemporanei sostengono la tesi che gli europei e in particolare i cattolici, sarebbero responsabili dell’olocausto, e quindi (per lo meno) razzisti ed antisemiti.
LE (PRESUNTE) MOTIVAZIONI DELL’ACCUSA DI RAZZISMO/ANTISEMITISMO?
Una motivazione – a loro dire – dell’accusa di razzismo, rivolta ai cattolici europei in toto, e’ che Hitler sarebbe stato, in particolare, cattolico oltreche’ europeo.
Esaminiamo logicamente la questione. E’ immediatamente evidente che si tratta di un giudizio per lo meno superficiale, se non temerario in quanto del tutto infondato.
Vediamone le ragioni.
Riguardo alla supposta appartenenza al cristianesimo di Hitler, si tratta di un banale errore concettuale. Infatti, a differenza deli Ebrei che sono automaticamente tali per ascendenza materna, un cristiano non e’ tale per nascita come nell’ebraismo. Lo diventa se e’ stato battezzato, ma cessa automaticamente di esserlo nel caso sia scomunicato. E’ il caso della scomunica automatica, Latae Sententiae, che si verifica in caso sia commesso da parte di un cristiano/cattolico un peccato mortale particolarmente grave (omicidio, aborto, persecuzione collettiva, strage, guerra di aggressione, ecc.).
Per quanto riguarda, infine, l’appartenenza all’Europa di Hitler e’ ovvio che si tratta di un fattore (geografico) puramente accidentale, visto che, p.es., molti ebrei lo sono parimenti. (2)
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