
ASCENSIONE DI GESU, DI SALVADOR DALI.
Ad accogliere Cristo nel suo trionfo sta un sole fulgido, dal cuore granuloso simile appunto agli acheni maturi del girasole. Il girasole per il suo ruotare attorno al sole, assumendone quasi le stesse caratteristiche (nel colore e nella corolla), è simbolo di adorazione e, per gli Inca, era segno stesso della divinità. È lui, per Dalì, il segno del Padre che, con lo Spirito, accoglie il Salvatore al termine della sua missione salvifica sulla terra.
Dalì era rimasto scosso dall’esplosione della bomba atomica e fu proprio da quell’evento che si avvicinò alla fede cristiana frequentando i padri carmelitani. Attorno al 1950 infatti, risalgono molte opere religiose dell’artista. Cristo ascende al cielo quasi con lo stesso dinamismo cosmico della bomba di Hiroshima, un dinamismo positivo e non distruttivo.
Sorprende che al culmine dell’ascesa, ad attendere il Salvator, non ci sia il volto del Padre, ma quello di Gala, moglie dell’artista. Dalì nutriva una venerazione per questa donna: era la sua musa ispiratrice, capace di avvicinarlo alle realtà eterne. Come nelle antiche raffigurazioni dell’ascensione la Madonna era il fulcro attorno al quale si ricompattava la Chiesa sgomenta per l’assenza del Maestro, così Dalì ritrae la Vergine Maria col volto di Gaia (lo aveva già fatto nella Madonna di Port Lligat, donata a Pio XII).
Il girasole, che tutto avvolge con la sua luce, è segno dell’abbraccio redentivo del Padre al quale siamo ammessi mediante Cristo. Di questo abbraccio, rivolto all’umanità intera, è testimone la Chiesa, simboleggiata da Maria e, quindi, da Gala (1)
GIOTTO, Cappella del Scrovegni
Particolare di Gesu’ che ascende

Immagine complessiva scura

PERUGINO
Per il duomo di Lione

REMBRANDT
Primo quadro del 1605

Versione 1636, parte superiore

Versione 1636, parte inferiore

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